lunedì 19 ottobre 2015

Fernando Garnero - Ragtime

Inizia la nuova stagione di /nu/thing, e per questa occasione intendiamo scrivere un post a più mani dedicato al compositore argentino Fernando Garnero.
Getteremo il nostro sguardo su uno dei suoi lavori più recenti: “Ragtime”, il cui organico è costituito da flauto, sassofono, pianoforte ed elettronica, composto per l’Ensemble L’imaginaire e presentato per il recente “Alla breve” su Radio France, sul cui sito potete ascoltarne la registrazione completa.



Come di consuetudine il ciclo “Alla breve” si svolge su cinque giornate, per questo la commissione prevede che il pezzo venga diviso in cinque brevi movimenti. “Ragtime” rispetta formalmente questa struttura componendosi quindi di cinque miniature di circa un paio di minuti ciascuna.
Secondo le note del compositore è il terzo pezzo di un ciclo di composizioni intitolato “Avoidances", una serie di brani dove l’attenzione compositiva è focalizzata sull’intenzione di costruire delle grammatiche immaginate a partire dal confronto di oggetti estetici aventi una precisa provenienza.

martedì 11 agosto 2015

Hello - Alexander Schubert

Prima di partire per le vacanze, concedendomi così l'agognata pausa estiva, vi propongo una breve riflessione che parte da un suggerimento di Eric Maestri. Si tratta di uno spunto per l'ascolto e per il pensiero, per non volere - o voler riuscire - a staccare completamente la spina nel bimestre che corre fra luglio e settembre: un periodo dell'anno in cui abbiamo il bisogno vitale di prendere il nostro tempo e nel quale possiamo comunque afferrare - forse non troppo distrattamente - qualche manciata di sollecitazioni sonore. Vi poniamo quindi all'ascolto e alla visione di questo:

lunedì 29 giugno 2015

Progetto per una disintegrazione del sistema

di Fabio Selvafiorita


...è più facile parlare dell'algebra che del fuoco.”
(John Barth)



La richiesta per un mio intervento in questo spazio giunge tanto inattesa quanto gradita. È molto probabile che gli articoli che vado scrivendo da qualche tempo per L'Intellettuale Dissidente o qualche esternazione da me rimossa devono aver provocato questa domanda. Premetto che non ho intenzione di proporvi nulla di originale. Viviamo in un mondo in cui ognuno si sente legittimato a dire la sua su qualsiasi argomento. Più raro che gli stessi condividano con altri le coordinate culturali di un pensiero. Ho preferito proporvi un percorso quasi ipertestuale tra riflessioni di pensatori ben più autorevoli di me sui fondamenti dell'Estetica in quella che ritengo l'ora più buia della sua storia. Prendete questo scritto così com'è, senza rintracciare intenti sistematici e accettando certe espressioni enigmatiche per quel che possono significare per voi. In ogni caso ringrazio i ragazzi di /nu/thing per l'ospitalità e approfitto di questo spazio per dare ordine pubblicamente a qualche pensiero sparso sulla natura del fuoco. Dell'algebra, d'altronde, già sapete. 

lunedì 15 giugno 2015

Programmi di sala

Mi annoiano profondamente i programmi di sala in cui il compositore mi spiega quali intervalli ha usato, su quale principio combinatorio è basata la forma del pezzo o quali inedite tecniche di trattamento del suono elettronico ha impiegato. Mi fanno sempre pensare che non ci sia nulla di più interessante da sapere sulla musica, su ciò che vuol dire o che vi posso leggere: mi interesserebbe piuttosto conoscere i libri o i film o i cibi preferiti del compositore, capirei di più. E se invece provassimo a immaginare, per i nostri pezzi o quelli dei nostri amici o dei nostri idoli, degli shameless ads, dei piccoli furbi testi che provino a suggerire a chi non è del mestiere, a chi se ne frega degli intervalli e della combinatoria e dell'informatica musicale, dove guardare, che cosa si può cercare in questo o quel pezzo e perché, magari, lo si potrebbe anche amare? Nel mio mondo ideale ci sarebbero dei bravi copywriter che farebbero questo mestiere. In mancanza di meglio, così, per scherzo o per esperimento, ci provo io, con tre pezzi che hanno fatto la storia (di uno avevo già parlato tempo fa, mi perdonate?), scelti apposta per rendermi il compito facile.

lunedì 25 maggio 2015

Is composition not research?

Il post di oggi prende spunto da un articolo che John Croft ha pubblicato su Tempo, una rivista dedicata alla musica d’oggi. Si tratta di un provocante articolo intitolato Composition is not research. Da dove viene questa asserzione così marcata? 

Per coloro che conoscono poco il contesto anglosassone -  e via via sempre più continentale -  lo studio della composizione è fatto principalmente in Università. Ci sono dipartimenti di musica che non solo formano musicologi ma anche compositori e interpreti. Il quadro è allora diverso da quello dei Conservatori, in cui si formano musicisti secondo schemi che derivano dalla divisione delle belle arti fatta nel diciottesimo secolo. Nei Conservatori l’arte si insegna tramite le tecniche e la storia; quello che si dice con quelle tecniche antiche e tutte quelle nuove è affare dell’artista, del pubblico e del gusto. Per dirla in maniera schematica, "nel migliore dei mondi possibili", il successo artistico dipende da quanto i pezzi sono apprezzati, dalla forza, inventività e solidità tecnica dell’artista. Nelle Università è invece richiesto all’artista di definire, a parole, la sua poetica e la sua posizione estetica, contestualizzando il suo pensiero nella migliore maniera possibile. 

martedì 5 maggio 2015

Impuls



Con questo post vorrei parlare di una importante realtà internazionale poco oltre la frontiera: il festival Impuls di Graz.
L’accademia, fondata da Beat Furrer e Ernst Kovacic solo pochi anni fa, promuove in maniera instancabile la musica contemporanea e i suoi principali attori, non solo compositori (giovani), ma anche strumentisti e ensembles.
L’anima di questo festival però è rappresentata da una persona, Ute Pinter, che in maniera instancabile porta avanti tutta una serie di azioni, da quelle organizzative alla comunicazione.

Non ho avuto la possibilità di seguire per intero il festival, mi limiterò quindi ad una semplice cronaca.
Le attività offerte dall’accademia austriaca si dipanano fra reading sessions con ensemble rinomati, discussioni aperte, workshops di improvvisazioni live con elettronica, masterclasses e ovviamente concerti, permettendo dunque anche ai giovanissimi un approccio non solo teorico alla musica contemporanea ma anche pratico. E’ molto forte dunque l’aspetto dello scambio, della condivisione, della scoperta. 
In qualche modo mi ricorda da vicino Darmstadt, potremmo perfino dire che il pubblico che anima la piccola cittadina austriaca durante il mese di febbraio sia lo stesso che in estate si sposta verso la rinomata città tedesca (…e poi potenzialmente anche verso Donauschingen).
Particolarmente interessante notare questo grafico che ho trovato sul sito di Impuls dove si denota la statistica riguardante la presenza delle varie nazionalità presenti al festival. Notate nulla di strano? Beh, la presenza italiana è al primo posto!

lunedì 20 aprile 2015

Ashley Fure - Something to Hunt

Ashley Fure è una compositrice americana classe 1982 ma sul fatto che sia americana e sulla sua biografia in generale parlerò in seguito. La musica di Ashley Fure non è programmata in Italia ma la sua azione ha un respiro internazionale, i suoi lavori hanno ricevuto alcuni dei premi più importanti e tra questi ne cito uno in particolare: il Kranichsteiner Music Prize della città di Darmstadt. Per parlare di questa voce, che ritengo preziosa, parto da qui, perché il premio in oggetto non è semplicemente assegnato per un bel pezzo: è un riconoscimento di più ampio respiro che guarda al profilo artistico attuale e al valore potenziale di una vita di scrittura. 


Vi propongo dunque la registrazione live della prima esecuzione assoluta di “Something to Hunt”, un brano per sette strumenti presentato dall'ensemble Dal Niente a Darmstadt nel 2014, al tempo stesso prendo questo lavoro come se fosse una scusa, in realtà vorrei parlarvi di questa compositrice riflettendo su alcune caratteristiche della sua poetica. 

lunedì 13 aprile 2015

III Raduno Internazionale del Kazoo Sinfonico "Johnny Diotallevi-Tedeschi"

Ci è pervenuta la brochure di questo interessantissimo evento, e ci è parso criminale non portarla all'attenzione di un pubblico più ampio.

lunedì 30 marzo 2015

Daniel Zea - Henry in the sky with diamonds

Questa settimana vorrei proporvi un pezzo breve: "Henry in the sky with diamonds", per controtenore e ensemble, di Daniel Zea, un compositore di cui non abbiamo ancora parlato in questo blog (colmo volentieri questa lacuna). 



Daniel Zea ha un profilo molto interessante, con un approccio schietto al suono elettronico. Le idee di performance, installazione, coreografia, lo accompagnano spesso nei suoi progetti. Mi piace in lui, oltre all'approccio all'"elettricità sonora", anche l'idea che un compositore possa sviluppare progetti invece che "pezzi". (La parola "pezzo" è già di per sé indicativa della parzialità dell'oggetto: come è bello però quando le cose sono talmente organiche da essere autonome. E se un pezzo è una visione del mondo, allora non può essere più solo un pezzo.)

Henry in the sky with diamonds è un brano puramente acustico. Il contesto in cui si colloca è importante per capirne la prospettiva: si inserisce in una serata composta da molti piccoli pezzi (costruiti a partire dall'aria Here the deities approve di Purcell), suonati dall'Ensemble Recherche, come omaggio in una serata per i 50 anni della Fondazione Royaumont. Quindi si tratta, per definizione, di un "pezzo d'occasione". Cerco di spiegare perché mi piace, e perché mi ha colpito particolarmente nella sequenza dei brani della serata.

martedì 17 marzo 2015

Clara Maïda – Doppelklänger

Cerco di tradurre la nota di programma di sala che Clara Maïda scrive per Doppelklänger (2008), per pianoforte preparato, che trovate qui.




“Il titolo […] è derivato dal termine tedesco Doppelgänger. [Esso] significa “doppio” o “sosia” ed è impiegato nella sfera paranormale per designare il doppio fantasmatico di una persona vivente, oppure per indicare il fenomeno della bilocazione – un altro-me-stesso visibile in un altro punto dello spazio. E' anche un tema che può afferire al campo letterario (Jean-Paul, Guy de Maupassant, etc.) come a quello psichiatrico – in cui possiamo interpretare tale fenomeno come una turba mentale di dissociazione della personalità”.

domenica 1 marzo 2015

Che cosa mettere nel carrello?

di Mariangela Vacatello 


Questo post che scrivo per /nu/thing nasce come una piccola testimonianza sul ruolo che la musica contemporanea ha nella mia vita. Questa era l’intenzione, ma fin dalle prime parole scritte mi sono resa conto di quanto questo spazio voglia essere un modo per condividere pensieri e confrontarmi con altri giovani interpreti che si pongono delle domande sul futuro musicale inteso in termini di repertorio. 

Per i pianisti della mia generazione, allattati dalla tradizione delle scuole e accademie pianistiche internazionali, il momento del distacco dal “genitore protettivo” è cruciale. La didattica per il concertista iper-funzionale si traduce spesso in approcci di tipo genitoriale, con gli annessi vantaggi e svantaggi. L’urgenza dell’incremento del repertorio, così come la necessità di forgiare professionisti capaci di affrontare programmi nuovi in poco tempo, lasciano spesso uno spazio inadeguato alla maturazione artistica più consapevole. Si tratta di “efficacia della didattica”: il Maestro insegna e l’allievo suona. 

lunedì 23 febbraio 2015

Strumenti per uno scopo

di Giovanni Verrando



Gli strumenti musicali sono un mezzo.
Modelli esemplari di protesi del nostro corpo, risorse per un’esplorazione 'esosomatica' con il fine di produrre suoni semplici o formalmente organizzati, essi sono mezzi sofisticati, spesso eleganti, perfezionati di epoca in epoca per rispondere ad esigenze reali e diverse (complessi strumentali, funzioni religiose, timbri particolari, generi musicali e così via). Lo stupore generato dalla loro fattura, la ricchezza di tali protesi, il loro potenziale tecnologico, portano talvolta a trasformarne la condizione, trascinandoli in un territorio indeterminato che sta tra il mezzo e il fine.

martedì 10 febbraio 2015

RaiVecchiaMusica

Che dire? Questo non è neanche un post, è solo una segnalazione. È uscito il programma di RaiNuovaMusica. A Torino, dove abito, di musica contemporanea se ne fa poca, e quindi ogni anno, tra gennaio e febbraio, fremo nell’attesa di questo pugno di concerti in cui in passato ho sentito opere nuove, di autori più o meno giovani, e omaggi a grandi figure del passato recente: cito a caso, andando a memoria tra le ultimissime edizioni, Cattaneo, Sciarrino, Casale, Benjamin, Fedele, Berio, Montalbetti, Adès, Tedde, Filidei, Ronchetti, Sannicandro, Battistelli, e non me ne voglia chi non mi viene immediatamente in mente ora. Opere che mi sono piaciute, opere che non mi sono piaciute, non importa: non si può amare tutto, giusto? (Anche se, come dice il mio amico Fernando Garnero, quella sarebbe la vera sfida.)

Sta di fatto che la maggior parte della musica programmata nella rassegna era effettivamente nuova, quando non nuovissima; e ampio spazio era dato ad autori non completamente affermati in questo nostro un po’ misero show business: cose non da poco in una città – e in un paese – dove la programmazione e la promozione della nuova musica e dei nuovi autori sono drammaticamente carenti.

Evidentemente quest’anno si è deciso di correggere il tiro. Ecco il programma:


martedì 27 gennaio 2015

Una disordinata divagazione su molti argomenti tra cui la complessità, la formalizzazione musicale, Romitelli e un andante di Mozart. Sperando che abbia un po' di senso.

Complessità è una parola che è stata usata molte volte su questo blog: ne ha sviscerato meravigliosamente i gli anfratti più minacciosi Daniele Ghisi nel suo ultimo post. Non so dirne molto di più, se non che tra le musiche che amo ce ne sono di apparentemente semplicissime (l'Andante del 467), di manifestamente complessissime (l'Arte della Fuga); di manifestamente semplicissime (i Rolling Stones) e di apparentemente complessissime (Unity Capsule).