martedì 5 maggio 2015

Impuls



Con questo post vorrei parlare di una importante realtà internazionale poco oltre la frontiera: il festival Impuls di Graz.
L’accademia, fondata da Beat Furrer e Ernst Kovacic solo pochi anni fa, promuove in maniera instancabile la musica contemporanea e i suoi principali attori, non solo compositori (giovani), ma anche strumentisti e ensembles.
L’anima di questo festival però è rappresentata da una persona, Ute Pinter, che in maniera instancabile porta avanti tutta una serie di azioni, da quelle organizzative alla comunicazione.

Non ho avuto la possibilità di seguire per intero il festival, mi limiterò quindi ad una semplice cronaca.
Le attività offerte dall’accademia austriaca si dipanano fra reading sessions con ensemble rinomati, discussioni aperte, workshops di improvvisazioni live con elettronica, masterclasses e ovviamente concerti, permettendo dunque anche ai giovanissimi un approccio non solo teorico alla musica contemporanea ma anche pratico. E’ molto forte dunque l’aspetto dello scambio, della condivisione, della scoperta. 
In qualche modo mi ricorda da vicino Darmstadt, potremmo perfino dire che il pubblico che anima la piccola cittadina austriaca durante il mese di febbraio sia lo stesso che in estate si sposta verso la rinomata città tedesca (…e poi potenzialmente anche verso Donauschingen).
Particolarmente interessante notare questo grafico che ho trovato sul sito di Impuls dove si denota la statistica riguardante la presenza delle varie nazionalità presenti al festival. Notate nulla di strano? Beh, la presenza italiana è al primo posto!
Io stesso vi ho preso parte, ed è proprio dalla mia presenza al festival che è nata l’esigenza di spendere quanto meno due parole su di una realtà che di anno in anno sta acquisendo una importanza notevole nello sviluppo estetico delle giovani generazioni di compositori ed interpreti, e sul fatto che una enorme fetta di essi venga dall’Italia, cosa che sinceramente non mi sorprende.
Il festival, durato 12 giorni, ha contato la presenza di circa 200 partecipanti provenienti da almeno 45 nazioni, circa 30 tutors e vari progetti comprendenti progetti di interazione, performances con elettronica concepite fra suono e spazio, iniziative come il Marathon concert e i Minute Concerts in varie locations della città, lezioni giornaliere individuali e collettive, lavori e reading sessions con ensembles come il Klangforum, il Nikel ensemble, workshops, presentazioni, dibattiti pubblici, prime assolute.
Molto interessante la masterclass di Georg Nussbaumer “Composition beyond Music” dove i compositori coinvolti hanno realizzato dei lavori in situ all’ESC Medien Kunst Labor, accompagnati e documentati visualmente da Christine Schörkhuber.
Attraverso una call for scores sono stati scelti un numero di compositori che hanno avuto la possibilità di vedersi letto ed eseguito un pezzo per contrabbasso dal nostro Dario Calderone.
Eccellenti i progetti che sono stati messi in piedi e sviluppati sulla formula di interazione fra interprete e compositore, come il “translucent spaces. Space_Sound_Performance” curato da Klaus Lang, “Interaction Project” supervisionato da Dieter Ammann, “Performative Computer Music Practice and Exchange” con Richard Barrett e David Pirró. Bellissima anche la lecture "A sound is all the possible ways there are to hear it" tenuta da Bill Fontana.
Tramite i programmi di scambio instaurati da Impuls sono stati inclusi due giovani compositori interessanti, Raphaël Languillat tramite la fondazione Royaumont e Benjamin Scheuer tramite il programma di scambio IKI/Opus XXI, sempre in tema di scambi sono stati commissionati due brani rispettivamente a Oliver Thurley e Tomoya Yokokawa, che saranno inoltre presentati al prossimo Gaudeamus ad Utrecht (non per lamentarsi sempre, ma…chissà in tutto questo dove sono le istituzioni italiane, e perché non esistono programmi di cooperazione con enti e festival del nostro paese visto che le collaborazioni di Impuls con enti internazionali sono state quelle con Network Ulysses, Gaudeamus, IMD, Ircam, Royaumont, Ernst Krenek Forum, mica - music information center austria - VIENNA, fra le altre).
Inoltre altri workshop interessantissimi erano organizzati intorno a varie tematiche: “Self-marketing promotion”, “perchè non programmare la musica contemporanea?”, “come pubblicizzare la propria musica oggi”.
Fra i tutor delle masterclass di composizione spiccavano figure di compositori internazionali, fra i quali Beat Furrer, Chaya Czernowin, Pierluigi Billone, Isabel Mundry, mentre per quelle strumentali Christian Dierstein (percussioni), Andreas Fischer (voce), Eva Furrer (flauto), Dario Calderone (contrabbasso), Yaron Deutsch (chitarra elettrica), Rohan de Saram (violoncello), Marcus Weiss (sassofono), mentre come ensemble invitati il Klangforum Wien, Nikel, Schallfeld, 
Insomma un festival come Dio comanda, ben concepito e ottimamente organizzato.
Come dicevo la presenza degli italiani è stata molto forte, fra compositori e interpreti. Ho avuto modo di parlare e conoscerne alcuni. Michele Sanna e Rocco De Cia, dei quali abbiamo già parlato su questo blog, hanno ricevuto rispettivamente una reading session con il Nikel e concerto con la pianista Anna D’Errico, presenza ormai di spicco nei festival internazionali. Altri giovani da menzionare sono Giulia Lorusso, Lorenzo Troiani. Molto interessante la presenza dell’Ensemble Schallfeld, formato in parte anche da musicisti italiani (all’estero) e che tenta di imprimere al gruppo un carattere multiculturale, considerata la provenienza dei vari membri (Austria, Messico, Iran, Germania, Slovenia, Spagna e per l’appunto Italia).

Per esperienza diretta posso dire che il concerto al quale ho partecipato attivamente, quello della serata d’apertura del festival, ha lasciato dentro di me dei residui che continuerò a portarmi dentro per molto tempo. 
Credo sia fondamentale confrontarsi con altre realtà, con altri modi di pensare la musica., nella convinzione che, come disse Battistelli qualche anno fa, il compito di pensare la musica oggi (come il titolo di un vecchio libro di Pierre Boulez) sia diventato più urgente che mai.
Dispiace pensare che in Italia non ci sia una realtà simile, dove poter far confluire una volta l’anno o ogni due anni il mondo della musica contemporanea, dove i giovani possano incontrarsi, imparare e confrontarsi. Tranne qualche bella iniziativa come “I dialoghi del comporre” di Budrio, quelle del Divertimento Ensemble (a proposito, complimenti per il premio Abbiati) e qualche piccolo festival e masterclass che ho visto in giro non esiste uno spazio, diciamo stile Darmstadt, dove potersi incontrare in collettività e riflettere sull’estetica, sulla tecnica, sulle nuove tecnologie da implicare e su dove sta dirigendosi la musica di oggi, e di domani.

Credo fermamente che anche l’Italia abbia bisogno del suo Impuls, della spinta e del sostegno dei compositori italiani e di una figura come Ute Pinter, affinché le energie dei nostri talenti non vengano espresse solo oltre frontiera ma che possano finalmente trovare un luogo fertile nel nostro paese.

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