lunedì 26 novembre 2012

Nuova Editoria

Senza conservatori e senza rivoluzionari, 
l'Italia è diventata la patria naturale del costume demagogico 
(Piero Gobetti)

Nel post di questa settimana tocchiamo un argomento che nel bene e nel male tocca tutti noi. L'editoria. Cerco di indicare tre esempi che mostrano come l'editoria si sviluppi nel contesto europeo, per trarne delle conclusioni e capire se e come l'editoria possa aiutare, o aiuti, la musica e i compositori a farsi conoscere.
Pubblicare partiture può sembrare oggi come una cosa di un'altra epoca. In effetti le partiture non si comprano più, il pubblico non ne ha accesso, così come i critici musicali non si pongono mai, o quasi, il problema di procurarsi una partitura prima di valutare un brano. A che cosa serve allora pubblicare una partitura? Serve a qualcuno? E' ciò che resta di una nostalgica tradizione? A questa domanda cerco di dare una risposta mostrando tre casi editoriali in Europa.

lunedì 12 novembre 2012

Riconoscimenti

Riprendo il metodo dell'esperimento mentale e vi pongo una banale esemplificazione di una situazione in cui sovente ci ritroviamo durante i concerti di musica contemporanea. Lo faccio ipotizzando di avere un microfono e di aggirarmi di nascosto fra il pubblico che ha ancora i timpani ben caldi. Tra i commenti che registro con un qualche sotterfugio ne scelgo alcuni che riporto di seguito:
"Ah ma questo sembra un Lachenmann a tempo di valzer…" "ah ma questo è un Grisey con le cadenze d'inganno …" "Ah ma questo è un Ferneyough spettrale…"

Lachenmann, Grisey e Ferneyough sono - volenti o meno - alcuni fra i possibili paradigmi coi quali abbiamo a che fare quando ci poniamo all'ascolto della nuova musica. Non sono gli unici, ripeto. Ognuno ha i propri. Vero è che che nella "cassetta degli attrezzi" simbolica che è la nostra cultura (prendo a prestito la metafora del "cultural toolkit" dalla recente tradizione sociologica americana) usiamo gli strumenti - in questo caso i compositori, oppure gli stili, o quello che vogliamo - che ci permettono di comprendere ciò che ascoltiamo. Comprendere è anche riconoscere - credo - e dunque in qualche modo - forse forzoso - riconosciamo Grisey, Lachenmann, Ferneyhough o un Franz Joseph Albano qualunque nella musica che abbiamo ascoltato.