martedì 10 febbraio 2015

RaiVecchiaMusica

Che dire? Questo non è neanche un post, è solo una segnalazione. È uscito il programma di RaiNuovaMusica. A Torino, dove abito, di musica contemporanea se ne fa poca, e quindi ogni anno, tra gennaio e febbraio, fremo nell’attesa di questo pugno di concerti in cui in passato ho sentito opere nuove, di autori più o meno giovani, e omaggi a grandi figure del passato recente: cito a caso, andando a memoria tra le ultimissime edizioni, Cattaneo, Sciarrino, Casale, Benjamin, Fedele, Berio, Montalbetti, Adès, Tedde, Filidei, Ronchetti, Sannicandro, Battistelli, e non me ne voglia chi non mi viene immediatamente in mente ora. Opere che mi sono piaciute, opere che non mi sono piaciute, non importa: non si può amare tutto, giusto? (Anche se, come dice il mio amico Fernando Garnero, quella sarebbe la vera sfida.)

Sta di fatto che la maggior parte della musica programmata nella rassegna era effettivamente nuova, quando non nuovissima; e ampio spazio era dato ad autori non completamente affermati in questo nostro un po’ misero show business: cose non da poco in una città – e in un paese – dove la programmazione e la promozione della nuova musica e dei nuovi autori sono drammaticamente carenti.

Evidentemente quest’anno si è deciso di correggere il tiro. Ecco il programma:




Qualche statistica: nei tre concerti troviamo uno sparuto gruppetto di opere scritte negli ultimi cinque anni (Pärt, Chin, Cosmi, più un movimento di de Pablo e uno di Boulez); un’opera antica di più di un secolo (Webern); un omaggio al grande vecchio Pierre Boulez; una sola prima esecuzione assoluta (Cosmi); un solo compositore sotto i 50 anni (ancora Cosmi, che a onor del vero ne ha 27); oltre a lui, una sola compositrice sotto i 60 (Chin). Questo per quanto riguarda ciò che può essere misurato in maniera esatta. Mi colpisce anche il rapporto tra i nomi che fanno stabilmente parte del grande establishment e quelli che invece no, anche se naturalmente qui non si può tracciare una linea netta: però penso di poter dire con una certa sicurezza che, con la sola parziale eccezione dell'ottantasettenne Rautavaara che non conoscevo ma che leggo essere celeberrimo nel mondo nord-europeo e anglosassone, l’unico nome nuovo qui dentro è ancora quello di Cosmi.

E questo è quanto: dal mio punto di vista, questa non è più una rassegna di nuova musica. Non vedo coraggio delle scelte, non vedo (con una sola eccezione) novità. E badate bene: mi starebbe benissimo un festival grandioso che metta in scena la crème de la crème di ciò che sta succedendo in Italia e nel mondo, lasciando ad altri la promozione di artisti meno affermati. Ma evidentemente non è questo il caso: metà della musica programmata è semplicemente vecchia, e la maggior parte dell'altra metà non è nuova - al massimo è recente. E questa volta non c’è neanche la scusa della Crisi, nel cui nome tanti scempi sono stati perpetrati negli ultimi anni: perché non credo che un’opera di Pärt costi meno di una di, che so, dico a caso, oppure no, lettore, metti tu qui il nome che vuoi a patto che abbia meno di cinquant’anni e cento concerti l’anno. Questa volta, temo, c’è solo quella miscela orrenda di miopia, pigrizia e clientelismo che fa sì che tutto ciò che è nuovo, musica e altro, in questo paese stia morendo.

3 commenti:

  1. Purtroppo non solo a Torino .... Mi è capitato a Venezia di assistere ad un concerto di musica contemporanea, dove da una rapida occhiata al programma dì sala tutti i compositori risultavano defunti, ma si può obiettare che in fondo anche Mozart è contemporaneo

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  2. Purtroppo non solo a Torino .... Mi è capitato a Venezia di assistere ad un concerto di musica contemporanea, dove da una rapida occhiata al programma dì sala tutti i compositori risultavano defunti, ma si può obiettare che in fondo anche Mozart è contemporaneo

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  3. Non seguo RNM da due-tre anni ma ho partecipato attivamente a tutte le prime cinque edizioni. La logica del festival (fondato da Daniele Spini) era quella di presentare opere in prima italiana o addirittura composizione nuove commissionate dal festival stesso. Per cui c'era sempre aria di novità.
    Una delle cose che di recente mi ha lasciato perplesso è questo costante ricorso modaiolo al remix dei brani del concerto da parte dei dj, mi pare una cosa piuttosto "antica", tra l'altro personalmente non credo al famoso "travaso" di pubblico...

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