martedì 3 giugno 2014

Questo è un post triste

Da tempo avrei voluto scrivere un post sull'insegnamento.


Avrei potuto parlare, per esempio, dei dubbi che mi attanagliano ogni volta che uno studente mi parla di una sua composizione. Il primo è: chi sono io per giudicare? È una facile retorica sostenere che l'insegnante non giudica, ma si limita a prendere atto e indirizzare. Non è così: tanto varrebbe allora che non insegnasse. Al "chi sono io per" ci sono tante risposte: ho studenti che hanno la metà dei miei anni, e questo a volte mi dà la presunzione di uno sguardo sul mondo e sulla musica, boh, più completo, più ampio - ma forse allora anche più cinico, più disilluso, più opaco? Ho probabilmente scritto più musica della maggior parte dei miei studenti - ma Rameau ha scritto molto più di Mahler: la musica di quale dei due porteremmo su un'isola deserta? E comunque, quando vedo esplosioni di furia creativa che forse non ho mai sperimentato in vita mia, anche questo argomento quantitativo cade. Il minimo che posso dire però, e questo è inattaccabile, è che in qualche modo contorto sono stato scelto per fare le tali lezioni nel tal Conservatorio: e per essere giudice del lavoro di queste persone che certe volte potrebbero essere miei insegnanti, dalle quali imparo un sacco di cose, e che sono però invece miei studenti.

Perché insegnare musica, insegnare l'arte, in qualsiasi modo, vuol dire trovare un equilibrio difficilissimo tra le nozioni che devi dare, che sono tante, che una semiminima è nera con la gamba e che un violino ha quattro corde e che una trasformata di Fourier funziona con dei numeri complessi che bla bla; e la libertà che devi lasciare ai tuoi studenti, che saranno gli artisti di domani e che dovranno vedere più lontano di te, se no non valeva neanche la pena cominciare. Troppo facile dire che "ai nostri tempi era meglio", maledetti vecchi che siamo, troppo facile creare un esercito di cloni che scrivono come te, parlano come te, pensano come te, insegneranno come te e non si accorgeranno mai di essere un freno a mano tirato. Forse la musica d'oggi sarebbe più interessante se generazioni di insegnanti non avessero riempito classi, concorsi, concerti, cattedre di loro copie a carbone. O forse invece è sempre stato così, e la faccia nascosta della luna è piena di talentuosi e inutili allievi di Saint-Saëns. Di tutto ciò, bene e diffusamente, avrei parlato nel post che avrei voluto scrivere: e soprattutto di questo nodo misterioso, del guidare senza imbrigliare ma anche senza far finta che tutto sia uguale, del regalare i tuoi ferri del mestiere senza vendere un ricettario, del cercare di capire ciò che ti sta offrendo chi hai davanti senza dimenticare che offrire è prima di tutto il compito tuo.

Allora pensi ogni giorno a quello che ti hanno detto su Socrate quand'eri al liceo, del sapere di non sapere, della maieutica che è forse una delle più preziose utopie che l'uomo abbia inventato. Forse proprio perché sai troppo poco ti sembra che quel poco sia qualcosa più di niente, forse proprio perché non c'è abbastanza dentro di te ti sembra di poter dare a queste persone anche qualcosa che non venga da dentro di loro. Forse l'atto stesso dell'insegnare è ammettere che la vera saggezza non l'hai raggiunta e mai la raggiungerai. E ti rispondi che non provarci neanche sarebbe ancora peggio, finiresti nel girone degli ignavi, o in quello degli accidiosi, e che se non altro tra i superbi la compagnia dev'essere più divertente. Ti rispondi che non provarci sarebbe ancora peggio, perché se non ci provassi non staresti facendo neanche il poco che puoi perché qualcuno, domani, sia meglio di te oggi.

E siccome a questo punto il discorso sarebbe diventato noioso e un po' buonista, e il buonismo io lo detesto, mi sarei concentrato su cose più piccole, più contingenti. Per esempio avrei probabilmente parlato un po' di come vorrei che dialogassero tra loro l'insegnamento della composizione e l'insegnamento delle nuove tecnologie: perché trovo insensata questa divisione per cui da una parte hai i Compositori Veri, che sanno scrivere una fuga ma non accendere un computer, e dall'altra gli elettronici, che rischiano di non avere mai sentito un quartetto di Beethoven (posso sceglierne uno? oggi sarebbe l'opera 135) e non hanno idea di che cosa si perdono. Avrei detto che adoro come l'uno possa scrivere per trio di flauti dolci e l'altro fare improvvisazione radicale al laptop, ma che vorrei che nessuno potesse uscire da scuola senza aver maneggiato strumenti diversi. Nel mio personale paradiso l'agnello dorme con il lupo, il miele sgorga dalle rocce e le scuole di composizione e di musica elettronica sono la stessa cosa, anche se ognuno può scegliere di privilegiare aspetti diversi secondo le sue inclinazioni. Suvvia, siamo nel 2014: non solo il computer è ovunque ed è assurdo non provare a trarne vantaggio, a meno che non si scelga anche di mangiare solo le carote del proprio orto, viaggiare solo a dorso di mulo e suonare solo la viola da gamba con corde di budello bio; ma è anche talmente compenetrato a tutti gli aspetti delle nostre vite occidentali che non possiamo più considerare le sue applicazioni musicali una disciplina conchiusa e autonoma.

Tutto questo è difficilissimo. Però ho la fortuna di avere studenti intelligenti, curiosi e di talento; e immodestamente penso di non essere un cattivo insegnante, anche se forse non l'avrei detto nel post che avrei voluto scrivere.

Ma tanto quel post lì non può esistere, e ne esiste invece un altro. Questo post qui, che stai leggendo, è un post triste, a causa di una notizia recente, drammatica per molti docenti e moltissimi studenti, piovuta da un Ministero dell'Istruzione che come spesso accade è colpevolmente ignorante dei dettagli che fanno la realtà, più attento alla pacificazione di gruppi di potere che all'effettivo miglioramento della situazione esistente. La notizia è la pubblicazione della bozza del bando per la costituzione della nuova graduatoria nazionale per i docenti AFAM (che vuol dire Conservatori e Accademie di Belle Arti). Non la commenterò personalmente, perché sono troppo coinvolto e scivolerei in una retorica dell'apocalisse che non voglio infliggerti. Riporto invece il testo di una lettera che /nu/thing ha scritto al ministro Giannini, e che esprime una nostra posizione condivisa sull'argomento. Tutti i commenti sono più che benvenuti.

Gent.mo Ministro,

Le scriviamo a proposito della bozza per la formulazione delle nuove graduatorie nazionali per il sistema AFAM. La ringraziamo per la lungimiranza che ha dimostrato nel sottoporre la sua bozza agli addetti ai lavori e al pubblico prima della sua approvazione. Riteniamo fondamentale doverle segnalare un grande punto critico: la sostanziale mancanza di criteri di merito.

Siamo sei giovani compositori italiani, con esperienze e riconoscimenti internazionali più che rilevanti, riuniti in un collettivo chiamato /nu/thing (www.nuthing.eu). Come rappresentanti di una nuova generazione di compositori, siamo profondamente preoccupati dal risultato che la carenza di criteri di merito nella redazione della graduatoria avrà sulla prossima generazione di musicisti. È inammissibile non tenere conto dei titoli artistici e professionali dei candidati, se non in maniera marginale e confusa. In questo modo si penalizzano proprio coloro che hanno scelto di investire in maniera più forte sulla produzione artistica, e che nel momento in cui decidono di dedicarsi all'insegnamento dovrebbero invece essere più valorizzati. Le segnaliamo questo vulnus proprio perché siamo coscienti che la graduatoria nazionale sarà direttamente correlata con la qualità della prossima generazione di musicisti italiani.

La nostra speranza è anche che tale graduatoria venga aggiornata annualmente, e che si pongano in essere nuove misure per poter arginare il criterio degli anni di servizio, che non è in alcun modo una garanzia di validità artistica, e che non può applicarsi in questa maniera all'insegnamento artistico superiore. Se un giovane brillante musicista senza punti di servizio vorrà insegnare in un conservatorio nei prossimi anni, come farà? Addirittura, allo stato attuale, se figure di spicco come Barenboim, Pollini o Boulez volessero insegnare nei conservatori italiani, rischierebbero di non avere alcun modo per farlo perché scavalcati d'ufficio da chiunque possa vantare tre anni di insegnamento pregresso. Questo è assurdo: è davvero ciò che desideriamo per la nuova generazione di musicisti?

Ringraziandola per l'attenzione che vorrà dare alla nostra istanza, le porgiamo i nostri più distinti saluti.

I compositori di /nu/thing:
Andrea Agostini, Daniele Ghisi, Raffaele Grimaldi, Eric Maestri, Marco Momi, Andrea Sarto

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