domenica 22 ottobre 2017

I mille fuochi dell'universo




/nu/thing è nato come un blog, ma in fondo si trattava di un mezzo come un altro per parlare di musica e, soprattutto, per pensare la musica. Questo pensare insieme ha preso una forma inattesa e nuova: una vera e propria composizione. Forse per la prima volta un brano di questo tipo è stato scritto a più mani. Abbiamo voluto sperimentare un aspetto sconosciuto della musica, nella speranza di aprire una strada nuova.

Vi aspettiamo, se vorrete, sabato 28 e domenica 29 ottobre 2017, al 26° Festival di Milano Musica.

Qui di seguito, la nostra presentazione del lavoro.



I mille fuochi dell'universo

«Che cos'è l'uomo nella natura?
Un nulla in confronto all'infinito,
un 
tutto in confronto al nulla,
un qualcosa di mezzo fra nulla e tutto. »
(Blaise Pascal, Pensieri, 72)

Concept

I mille fuochi dell’universo sono brandelli di tempo che ci passano accanto, sopra, attraverso, come un sogno, in un solo gesto; un segmento di spaziotempo che non ritorna, che si intreccia con le esistenze degli ascoltatori; un flusso che ne compenetra mille altri. La chiave è una sola, semplicissima: rallentare. Progressivamente dai minuscoli brandelli iniziali emergono mondi popolati; allentandosi, il tessuto temporale ci permette di accarezzarli, di sentirli e di coglierne i dettagli.
I mille fuochi dell’universo parla di un viaggio in cui i viaggiatori sono immobili, assediati da due filari di altoparlanti, immersi in un tunnel di suoni elettronici che sfrecciano sempre nella stessa direzione, una cavità scura e profonda, uno spazio enorme occupato dalla scena e dalla sala. In fondo al tunnel, l’ensemble: lontano.

Proposito estetico

La storia della musica certamente non è nuova a lavori cofirmati, ma nella maggior parte dei casi si tratta di opere in cui ciascuno dei firmatari assume un ruolo specifico (nella scrittura del brano o nella sua “catena produttiva”), o si incarica della scrittura di una determinata sezione. Quello che proponiamo è radicalmente diverso: un processo in cui la firma è unicamente collettiva, così come lo sono le modalità di lavoro.
Questa scelta comporta una serie di conseguenze. In primo luogo la rinuncia: superare la scelta individuale a profitto di una scelta collettiva; in secondo luogo la definizione di uno scopo condiviso: fare proprio, individualmente, un fine di gruppo; in terzo luogo l’accettazione della messa a nudo delle proprie criticità e debolezze, di azione o di pensiero. La nostra scommessa è che questa direzione prepari il terreno all’emergere di una personalità collettiva.
L’utilizzo della tecnologia e degli strumenti di condivisione del lavoro è fondamentale; si tratta da un lato di una condivisione di spazi fisici (scrivere insieme come declinazione del vivere insieme), dall’altro di una condivisione di dati (partiture, file audio, documenti di testo, ecc.), di tempi e di spazi compositivi. I due metodi di lavoro – quello in compresenza fisica e quello a distanza – sono dunque l'ossatura del nostro fare collettivo. Questa prospettiva è riconducibile, in parte, alla relayed creativity di cui parla Georgina Born, un’idea che le permette di spiegare alcuni fenomeni di creatività musicale urbanizzata. Per Born le opere d’arte sono “oggetti distribuiti”, una sorta di “popolazione che reifica i processi cognitivi collettivi”; allo stesso modo, per noi, si tratta di entrare in contatto diretto con questa reificazione, che in fondo ha determinato / nu/thing fin dall’inizio.
A questi processi cognitivi, che toccano essenzialmente la sfera privata del nostro far musica, vogliamo affiancare la nostra presenza pubblica e collettiva come modalità possibile di contatto con l’oggi. Anche se I mille fuochi dell’universo è probabilmente un unicum per il nostro mondo musicale, la pratica collettiva non è oggi una novità: buona parte della produzione culturale odierna è fatta “a più mani”, dal cinema alla musica di massa.
Operativamente, il nostro riferimento va a modelli consolidati nell’ambito di altre discipline (pensiamo per esempio al collettivo Wu Ming), alle dinamiche presenti in generi musicali altri (pensiamo ai gruppi pop e rock), alla collegialità del fare musicale agli albori della notazione (pensiamo alle scuole tardomedievali o all’Ars Nova). Come compositori cerchiamo di assumere questo cambiamento e portare questa “nuova” pratica (e il portato critico del comporre) a dialogare con la storia della figura dello “scrittore di musica”. In questo senso, ci legano alle riflessioni di Luigi Nono l’influenza del lavoro collettivo, l’importanza dell’esperienza umana e sonora, la valorizzazione degli stimoli provenienti dal contesto sociale, culturale e tecnologico. Ma soprattutto il fatto che I mille fuochi dell’universo è per noi anche un atto musicale e politico in controtendenza, in cui come compositori rinunciamo a essere individui, per scomparire come autori fra nulla e tutto.

Relayed creativity

L’aspetto tecnologico non è in alcun modo un fine del nostro lavoro; al contrario, la disseminazione e l’organizzazione di idee, in termini collettivi, è uno stimolo irrinunciabile.
Sin dal primo momento abbiamo cercato il modo di avere un’unica collezione di documenti di lavoro (partiture, scritti, file audio, sessioni...), su cui più mani avessero la possibilità di scrivere e sovrascrivere spontaneamente. In questo, la tecnologia è indispensabile: organizzare e condividere dati diventa lo strumento tecnico cardine per I mille fuochi dell’universo e un mezzo volto a fare emergere una sorta di intelligenza collettiva musicale che possa gestire la complessità dei processi creativi a alto e basso livello.
Concretamente: tutti i file e le partiture sono in condivisione remota. Abbiamo studiato una maniera per comporre in parallelo, nei periodi tra le sessioni di lavoro collegiale, annotando e personalizzando i processi di scrittura. Questo tipo di processo creativo – il primo di questo tipo, a nostra memoria – costituisce anche una documentazione fondamentale di una maniera nuova, inattesa e contemporanea di pensare il processo compositivo oggi.





2 commenti:

  1. Mi piace molto l'anteprima del brano! Spero che la versione intera possa essere caricata per intero un giorno, magari su Spotify.

    Ho iniziato ad ascoltare musica contemporanea da qualche anno grazie a Q2, una web-radio di musica contemporanea gestita dalla radio newyorkese WQXR (http://www.wqxr.org/#!/playlist-daily/?scheduleStation=q2).

    Certe cose mi piacciono, altre meno. Come metro ho solo il mio gusto, perché sfortunatamente non ho alcuna cultura musicale.

    Volevo sapere: esistono trasmissioni di musica contemporanea su radio Italiane? Come spesso accade è più facile sapere cosa succede in America che qui.

    Esisto blog di divulgazione sulla produzione contemporanea italiana? C'è modo di ascoltare brani di compositori italiani? Esiste un minimalismo italiano?

    A parte questo blog (che comunque è per gli addetti ai lavori), non conosco molto altro. Avete suggerimenti di siti, blog, radio o etichette che coprono la produzione italiana?

    Vi ringrazio!

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  2. Ciao. Grazie, spero che potrai sentirlo tutto su Radio Rai 3 presto. Questa è una radio che programma contemporanea regolarmente. Se no ci sono un sacco di canali youtube con ottime cose. Se percorri il blog troverai molti link youtube e spesso verso canali interessanti. Un minimalismo italiano esiste, se vuoi meno secco di quello americano e più "melodico" (?? :)). Cerca cose di Carlo Boccadoro & c. Compositori italiani ce ne sono a bizzeffe: guarda per esempio sul sito del CIDIM o anche nei programmi, per esempio, della Biennale di Venezia sezione Musica, per cominciare. Grazie a te!!

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