lunedì 31 ottobre 2016

/nu/thing su /nu/thing

/nu/thing è nato per tante ragioni, diverse per ciascuno dei compositori che gli hanno dato vita. Due sono però chiare e comuni a tutti. La prima è la reazione a un post di Renato Rivolta, in cui questi sosteneva (come molti a più riprese hanno fatto, prima di lui) che la musica contemporanea fosse morta. Rispondemmo così. La seconda è costituita dagli scambi di opinioni personali: questo blog nasce dalla necessità di trovare un confronto franco, diretto, nel merito delle questioni musicali e estetiche, che ci sembra raro trovare come fatto pubblico sia nel nostro paese sia su scala continentale.

/nu/thing è anche nato con l’intento ben preciso di smuovere il nostro mondo musicale e di ritrovare - o di trovare - indipendenza intellettuale. Questa toccava in primo luogo il contesto italiano, che necessita tuttora di un’evoluzione verso una dimensione più ambiziosa. Bisognava affrontare prima di tutto il problema della mancanza di dibattito pubblico tra compositori: sottolineare la carenza di scambio su questioni musicali cruciali e attuali a livello pubblico, denunciare l’assenza di uno spazio che non fosse unicamente musicologico o giornalistico. Tali carenze sono sostanzialmente alla base della lentezza e della relativa logica di cooptazione che accompagnano le scelte musicali italiane, e della pachidermica arretratezza delle stagioni d’opera, cameristiche e sinfoniche. Infatti, come compositori, non riuscivamo - e non riusciamo - a influire sulle scelte della nostra dirigenza culturale perché fatichiamo a farci sentire, a causa del poco impatto dei nostri argomenti e delle poche prese di posizione pubbliche, spesso per mancanza di tempo o di energie, talvolta per vigliaccheria. Non riusciamo a far capire l’importanza della cultura musicale e non riusciamo a mostrare che la musica contemporanea possiede un alto potenziale educativo e pedagogico. Avevamo, e in parte lo abbiamo ancora, un progetto politico: bisognava riuscire a toccare, parlare, coinvolgere e convincere la nostra dirigenza culturale a dare più spazio, più risorse e più visibilità ai compositori. Un tale progetto non si è per il momento avverato. Parallelamente, ci siamo però resi conto che /nu/thing è un progetto unico in Europa, conosciuto e apprezzato anche fuori dai nostri confini nazionali.

Lanciare un progetto come /nu/thing - che è una cosa diversa dal creare un ensemble, una stagione o un festival - significava allora esporci con le nostre idee e i nostri giudizi, con pochi filtri, sui contenuti della musica d’oggi in maniera indipendente. Volevamo provocare delle reazioni, liberare l’espressione privata e renderla pubblica; nel contempo, vista la sfacciataggine, era anche un modo implicito per invitare tutti a fare lo stesso gioco. 

Per questo abbiamo inventato dei modi per provocare lo scambio, come una sorta di tentativo disperato di smuovere il pensiero. Per un certo tempo abbiamo utilizzato un sistema di semafori che sottintendevano una valutazione positiva o negativa di brani che avevamo ascoltato. Per alcuni di noi questa scelta è stata un errore, perché non era il nostro ruolo: non siamo dei critici. Per altri di noi è stato un errore smettere: una tale valutazione comportava l’inizio di un dialogo che anzi avrebbe dovuto trovare più spazio, come un gioco fatto di provocazioni. Questo aspetto si sarebbe dovuto sviluppare tramite vere e proprie recensioni ben argomentate, per stimolare un mondo che spesso non sa parlarsi a viso aperto. Per noi /nu/thing era anche un modo per entrare direttamente in contatto con colleghi, degli amici, dei critici: e questo un po’ ci è riuscito. Abbiamo visto crescere l’interesse, abbiamo conosciuto compositori, musicologi, critici italiani e stranieri che sostenevano le nostre posizioni, senza però accompagnarci volontariamente in quest’avventura. Insomma, eravamo come degli opinionisti, letti da tanti ma poco commentati. 

Abbiamo invitato compositori a scrivere e a esporsi; abbiamo invitato tutti quanti i lettori a inviarci idee e proposte. Questi inviti hanno però avuto – tranne qualche eccezione – scarsissimo risultato. Dove sono i compositori, e perché non sono intervenuti nel dibattito? Tra quelli che abbiamo invitato, la stragrande maggioranza non ha accolto l’invito: perché? Con il tempo abbiamo preso atto che il nostro obiettivo iniziale di coinvolgere e “animare” la nostra comunità era sostanzialmente fallito. Ci sono eccezioni: una su tutti, gli incontri di Budrio, i “Dialoghi sul comporre”, che sono un momento prezioso e da proteggere, una vera piattaforma di scambio, forse un punto iniziale per qualcosa di nuovo (e siamo orgogliosi che /nu/thing sia stata, anche se in minima parte, una delle scintille). Ma per tutti gli altri giorni dell’anno? Come fare per dare pregnanza a un sistema della musica contemporanea che si smaglia, nel quale la responsabilità degli attori principali latita? Come fare fronte a un universo puntillistico, dove i partecipanti sono soli e le collaborazioni non riescono a costruire circuiti virtuosi a livelli più alti? 

A questo proposito, vi chiediamo, lettori: che impatto ha /nu/thing, se ne ha? Come vorreste vederlo evolversi? Di che cosa vorreste sentire parlare e che cosa vorreste leggere? Come vorreste che diventasse il mondo della musica contemporanea in Italia?

Sarebbe importante capirlo: /nu/thing è un blog rivolto al nostro mondo: se il nostro mondo ha di meglio da fare, o ha paura, o semplicemente non ha voglia né interesse a esporsi, che senso ha per noi continuare a scrivere? 

Di fronte a così tante domande restate nel nostro ambito ristretto di scriventi, sono prevalsi lo sconforto, la solitudine e l’opinione che, probabilmente, quasi tutti preferiscono tenersi il mondo musicale così com’è. Forse anche in conseguenza di tutto questo, o forse per ragioni più complesse e personali, uno di noi ha deciso di lasciare.

Può darsi che dobbiamo prendere atto di questa situazione, e dirci che l’esperienza di /nu/thing in questa forma è chiusa, e che continueremo in altri modi, forse anche più interessanti musicalmente, ma probabilmente meno carichi di ideali. Per questa ragione, dopo un anno di pausa, cercheremo di continuare con un blog di opinione, con un taglio più decisamente personale. Pur mantenendo viva l’intenzione dell’universalità, mettiamo da parte l’obiettivo insieme troppo ambizioso e troppo naïf di riunire una comunità; resta la nostra militanza a favore di una pratica musicale che per noi resta fondamentale. 

Ci piacerebbe, però, cari lettori, ricevere delle risposte alla domande che ci/vi poniamo in questo testo. Ci piacerebbe sapere che cosa pensate di /nu/thing; come vorreste vederlo evolvere; di che cosa vi interesserebbe parlare.  

Andrea Agostini
Daniele Ghisi
Raffaele Grimaldi
Eric Maestri
Andrea Sarto



4 commenti:

  1. Vorrei poter fare un commento più lungo, ma per ora dico solo: non mollare! È un sito unico per la qualità degli inserti, apertura mentale ed altro. Ci vengo troppo raramente ma mi risulta sempre rinfrescante, oltre ad aggiornarmi su vari argomenti. Purtroppo la lingua costituisce una barriera alla diffusione del sito, ma forse non importa avere una diffusione enorme, speriamo piuttosto che raggiunga chi si occupa di musica in Italia, ma lì, come ben sapete, il livello medio è altro... Spero di poter contribuire prossimamente. Sottolineo solo: sì, è bene che ci sia questo sito. Non mollate!

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    1. Caro Atli. Grazie per l'incoraggiamento. Se vuoi contribuire non esitare a inviarci delle proposte. Anche in inglese se preferisci. Possiamo anche pubblicare in più lingue.

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  2. Vi prego di continuare con questo meraviglioso blog !
    Anche se per ora non sono mai intervenuto, seguo questo sito da un paio d'anni abbondanti.
    Per ora mi vengono in mente un paio di suggerimenti:
    1) scrivere in inglese, per aumentare audience, magari invitando anche compositori stranieri ad intervenire.
    2) si potrebbe pensare a non fare solo dei post scritti. Forse puó essere più efficace, a volte, fare dei video, delle mini puntate su argomenti specifici. Se non richiede troppo tempo ovviamente..

    Per ora ho pensato a dei suggerimenti sulla forma di comunicazione, soprattutto per rendere più fruibile il contenuto.

    Spero di essere stato d'aiuto,
    in bocca al lupo e non mollate !

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