lunedì 21 luglio 2014

Un Cluster, cent'anni fa

In quest'estate forse un po' altalenante, fra canicola e precoci umori autunnali, amiamo prendere il tempo che ci spetta dopo mesi passati al lavoro, fra lezioni, pezzi composti o da comporre, e compiti da correggere. Ci mettiamo in modalità "flâneur"; e girovaghiamo in qua e in là, fisicamente o meno. La mattina inforchiamo la bicicletta e prendiamo per il parco, il pomeriggio dormiamo con le tapparelle mezze abbassate e la sera forse usciamo per un gelato. Oppure no: la mattina andiamo dal dentista dopo mesi di procrastinazioni, il pomeriggio riordiniamo la cantina e la sera telefoniamo a un amico che non sentiamo da tanto tempo.

Altrimenti la mattina accendiamo la radio. Le frequenze modulate portano parole pesanti e suscitano impressioni atroci. La guerra, la morte, il dolore. Anche se non lo vogliamo, se abbiamo assolutamente intenzione di distrarci e pensare un po' a noi stessi non possiamo: riflettiamo sul portato di decisioni politiche sbagliate, sulla stupida ostinazione dell'uomo e sulla visibilità mediatica delle conseguenze e delle implicazioni di tutto ciò. 

In verità, non riusciamo davvero a conoscere profondamente le situazioni in atto. I prodotti giornalistici o i social media restituiscono testi, immagini e suoni, dei quali non comprenderemo mai il reale portato, perché non lo viviamo direttamente sulla nostra pelle. Noi siamo qua e loro sono là, più in là dello schermo del nostro computer o del televisore. Viviamo anche questa impotenza e forse ci sentiamo spettatori in qualche modo colpevoli, perché distratti, perché inconsapevoli, perché distanti.

A cavallo del ventunesimo secolo la "neoguerra" - come scrive Umberto Eco -  ha protagonisti, confini e scopi che si confondono o si intersecano. Le storie di tali attori o di tali oggetti si interconnettono in modo anche misterioso. Non è il caso di sostenere che dato il contesto x ed effettuate le scelte y, il risultato implichi necessariamente la conclusione z. Sì, effettivamente Gavrilo Princip ha sparato a Francesco Ferdinando e gli austroungarici si sono parecchio arrabbiati, non hanno voluto sentire le scuse ufficiali e l'apertura di un'inchiesta da parte del governo serbo: hanno voluto cogliere l'occasione, cioè il pretesto - ricordate la favola del lupo e dell'agnello! - per cominciare la guerra (una "paleoguerra", ma tant'è). La volontà agisce con forza nella storia.

Questo è accaduto, accade e forse accadrà in futuro - lasciamoci un margine, almeno - perché l'uomo matura compiendo errori.

La storia della musica non sfugge a tale ciclo. Stesse note e stessi suoni, o stessi oggetti, attraversano i secoli e compaiono identici - o quasi - un po' qua e un po' là, come fossero forme originarie, o punti nei quali un'idea nitida si condensa ed emerge. 

Ecco dunque che Ravel a 30' e 42" - vale a dire circa alla cifra 106 della partitura di Daphnis et Chloé


e Grisey 

si sono passati qualcosa fra loro - aggiungo pure, con licenza, Bernard Herrmann:


Non solo. Le cosiddette "tecniche estese" della musica moderna e contemporanea non appartengono solo al ventesimo secolo. 

La prima testimonianza scritta dell'uso del legno battuto risale al diciassettesimo secolo. Ad utilizzarlo per primo fu un gambista e compositore scozzese, di nome Tobias Hume, nelle "First part of Ayres" - 1605 - precisamente nel pezzo "Harke, Harke"


Uno scherzo? Forse. 

E a quanto pare il primo cluster scritto è stato partorito da Jean-Féry Rebel - 1737 - nel balletto "Les éléments" per descrivere il caos.:


Un ulteriore esempio di cluster è offerto dall'organista e compositore Claude Balbastre, nella sua versione della Marsigliese - 1792 (a 3' e 2"):


(Rammentiamo che anche il nostro Beppe Verdi scrive un piccolo cluster, ma che dura molto, all'organo, nell'Otello.)

Infine: Heinrich Ignaz von Biber, "Battalia a 10" (1673), dove arriva la politonalità (a 1' e 42") e la preparazione degli strumenti con l'inserimento di fogli di carta fra tastiere e corde (a 3' e 18"):


Pare chiaro che il suono "d'effetto" abbia a che vedere col gioco e l'invenzione che esso porta con sé. Si crea una tecnica per avere un suono straniato e per creare una reazione comica. Un altro esempio: lo spasso musicale di Mozart


A tutto ciò posso muovere un'obiezione, che forse è anche un'integrazione. Il comico confina con il tragico e lo affronta senza retorica, senza ipocrisie: Mozart compose lo "spasso" neanche un mese dopo la morte del padre Leopold (maggio 1787), e a detta di molti, la Piccola Serenata Notturna (agosto 1787) contiene la musica in tonalità maggiore più triste mai scritta: 



La satira e il gioco musicale diventano strumenti per affrontare una realtà devastante.

Tobias Hume si guadagnava il pane esercitando la professione di soldato.

Il cluster di Balbastre è un colpo di cannone.

Il titolo scelto da Biber è la battaglia.

Sostenuto questo - ed è un discorso che andrebbe necessariamente ampliato, corredato da una certa documentazione ed argomentato meglio -, non so cosa la guerra dei cent'anni, la guerra dell'oppio, la guerra delle Falkland o quello che succede ora abbia provocato in quanto a riflessioni o a reazioni concretizzatesi poi in opere d'arte. Ne ricordo velocemente solo alcune: Guernica, The War Requiem, Full Metal Jacket, ma sono sicuro che l'elenco è enormemente più lungo. Ognuno di noi può aggiungere quelle che preferisce o che rammenta. Ognuna di quelle ci ricorda l'orrore che l'uomo è capace di fare: ci ammoniscono, ci inquietano e ci pongono delle domande scomode.

Infine, questa non è la sede, ma voglio comunque farlo, per citare la musica che è stata scritta durante le guerre mondiali, o emersa dalla quotidiana distruzione dei lager nazisti e dei gulag sovietici, oppure scritta in clandestinità sotto i regimi totalitari. Ricordiamoci che esiste, e anch'essa è una testimonianza preziosa.

Lascio solo l'ascolto di un ultimo lavoro di Emilio de' Cavalieri: le Lamentationes del profeta Geremia - anche qui, le dissonanze, e le lacrime, si fondono molto bene insieme.


Vi auguro - comunque - buone vacanze. E leggete il giornale.

Nessun commento:

Posta un commento