martedì 3 dicembre 2013

Santiago Diez-Fischer - Cancion del Ciego

Evocazione, violenza, trasformazione, timbro come risultato complesso del corpo che lo causa e della pura materia vibrante. La musica è profondamente scura, l’opposto del compositore. Santiago Diez-Fischer è solare, generoso e consapevole. Non so come funzioni, ma comporre non mente. Il rigore quasi folle della ricerca personale è chiarissimo: Diez-Fischer sa benissimo che cosa sta facendo e se ne infischia del bruitismo alla moda. La sua ricerca è personale e il lavoro con gli interpreti è rigorosissimo; l’aspetto della trasmissione orale è fondamentale e i segni della partitura aiutano l’interprete a rievocare il lavoro fatto. Ascoltate Cancion del Ciego, interpretato dall'ensemble Soundinitiative.



La musica di Santiago Diez-Fischer non è rassicurante. Anzi, l’opposto. L’ascolto ci porta davanti a ciò che è nascosto. Come nella danza classica, nella musica classica lo strumento nasconde l’interprete, anzi, l’interprete apprende una serie di procedure per controllare, davanti al pubblico, il suo strumento, fino a assumerle nel proprio corpo. Lo strumento diventa allora il centro dell’attenzione e l’interprete è valutato per la sua capacità di controllo. Il corpo diventa un generatore di una cosa astratta che chiamiamo suono, con le sue altezze, il suo spettro ecc.: qualcosa di rassicurante. Fischer ci dice che il suono senza corpo non esiste: il lavoro sul suono non è l’inizio della composizione ma il risultato, esplicito, di un lungo processo di montaggio e di accordatura intorno all’idea del timbro, dello sforzo, della generazione nella materia vibrante del suono. In qualche modo si tratta di un’anti Musica con la M maiuscola, non è lavoro sul suono, ma su tutto il corpo musicale. Non si tratta di musica fatta di materiale musicale, ma di musica fatta esplicitamente su materia interpretativa che obbliga il musicista e inventarsi il modo di trasformare i segni in un messaggio per l’ascoltatore. E' musica che succede sui corpi dell’interprete: la voce roca fa risuonare il ventre, gli impatti rinviano a riti di epoche pre-civilizzate. Il suono è attaccato alla sua sorgente materiale e diventa concretissimo, come se potessimo soffrirne. Così il suono diventa presente e da effetti da voltastomaco. Lo scarto è in primo piano. Però, vi assicuro, non lo è per vezzo.

Nessun commento:

Posta un commento