martedì 18 settembre 2012

Bernhard Lang - Differenz/Wiederholung 2

Bernhard Lang è un compositore austriaco nato nel 1957. Relativamente poco conosciuto in Italia ha però realizzato un progetto importante con Alter Ego, Tables are turned, che sta girando l'Europa. I motivi che mi hanno orientato verso questa proposta sono principalmente due. Il primo, musicale, è il loop, e il secondo il carattere di indipendenza, dal punto di vista della produzione e dell'editoria che accompagna Lang nella sua carriera. 
Possiamo a ragione dire che Lang sia stato tra i primi a lavorare in maniera intensiva sul loop e a trovare un punto di contatto tra il minimalismo americano e le esperienze della musica tedesca, pop e colta, degli anni 70 e 80, come per esempio il bruitismo ma anche il kraut rock. Il punto di contatto si trova nel sound  fusion che contraddistingue la sua produzione. Pensate per esempio al Miles di On the Corner e troverete molte affinità. Non so quanto sia cosciente e esplicito per Lang riferirsi a questo mondo ma trovo che lui, come altri di età simile abbia mostrato la necessità di avvicinarsi a pratiche vicine alla popular music per rivitalizzare la scrittura. Questo è un tema che tutti sentiamo e che ormai, mi sembra, sia veramente comune nella generazione più giovane, e forse ormai storicizzato. Il tema della differenza e della ripetizione ci rimanda a Deleuze, filosofo che ha influenzato e influenza molti compositori in particolare strutturalisti. Il loop è quindi una rappresentazione filosofica di una condizione esistenziale oltre che tecnica compositiva. Insomma, il tema del loop, che si trova in moltissimi compositori inglesi, tedeschi e danesi di oggi, trova una delle sue ispirazioni principali in Bernhard Lang, che ha visto in questa formula la coniugazione di problematiche attuali come il suono "pop", la costruzione, e la ripetizione come elemento nuovo nella scrittura colta europea. In questo contesto la ripetizione portata al parossismo apre all'inaspettato, come per esempio in Feldman, ed è profondamente antidialettica. La musica di Lang è quindi musica statica che gira su se stessa in un ideale mondo autoreferenziale. In questo senso c'è la relazione con l'idea della monadologia, che mette in risalto la sostanziale unità tra la pluralità e l'unità. Mi sembra anche importante sottolineare la scrittura vocale, originale e estremamente lavorata. Con la voce il mondo dei riferimenti si apre alla musica pop ma anche alla musica tradizionale araba. Forse in questa scrittura vocale c'è l'aspetto di maggiore forza della scrittura di Lang. Il secondo aspetto, altrettanto importante è la produzione indipendente attraverso cui Lang è passato. L'editore Zeitvertrieb, fondato da Lang con altri quattro compositori, è uno dei pochi esempi in cui un gruppo di compositori ha creato il suo proprio editore, che ne cura l'aspetto promozionale e l'aspetto pratico. È importante oggi come esempio per molti compositori che sentono la necessità di essere coerenti con le loro scelte artistiche e stilistiche anche dal punto di vista grafico e di visibilità sul pubblico.

5 commenti:

  1. Perdonate l'incursione di un non-compositore (stavo cercando un altro "Lang", non credo più interessante di questo... ma non importa).

    Ovviamente ciascuno ha le orecchie che vuole, chi ha scritto questo post ha le sue. Dovrebbero essere orecchie "specialistiche"... quindi non entro nel merito!

    Comunque sia, per me questo è un pezzo di una bruttezza imbarazzante! Si potrebbe discutere per ore sul "pop" o sul loop, ma sono solo parole, cioè additivi linguistici che cercano soltanto di dare al brano un certo carattere "in" o "trendy".

    Ora, dopo quest'ascolto, sopraggiunta in me l'urgenza di ascoltare dei loop veri e originali (quelli pop autentici), mi chiedo se l'influenza della musica popolare sia davvero un elemento "nuovo" nella "scrittura colta europea". La lettura di un buon testo di storia della musica, dal medioevo ai nostri giorni, ci darà la risposta (io, comunque, l'avrei già trovata).

    Buonasera

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Tu stai pesando a David Lang (post-minimalista della scuola di Michael Gordon e dei Ban On A Can)... Comunque ti suggerisco di cercare ancora fra i pezzi di Bernhard Lang, perché é davvero bravo!!! Saluti.

      Elimina
  2. Caro Andrea Ranieri, non ti perdoniamo perché non c'è nulla da perdonare!casomai ti ringraziamo per il tuo commento... lo scopo del blog è principalmente quello di parlare di musica contemporanea (sebbene il termine sia vincolante...), di quella poi, che in Italia si sente poco (purtroppo a causa di politiche generalmente miopi e non a causa di scelte artistiche).

    Confesso che il brano proposto da Eric non mi entusiasma molto, ma la figura del compositore invece sì (soprattutto in questo senso leggo il post). Ho avuto modo di sentire diversi suoi lavori dal vivo, ed in particolare l'ultimo ascolto a MaerzMusik 2011 (TableAreTurned) mi colpì molto.
    Si trattava di un lavoro di circa 50 minuti in cui si alternava l'ensemble (ottimo Alter Ego) e Philip Jeck in versione DJ. Lo stacco tra i loop di Lang e quelli proposti di Alva Noto (veri e originali) era ancora più lacerante e forse (per me) efficace nel tradurre l'idea di loop come elemento decostruttivista.

    Il parametro compositivo "influenze" non è di per se indice di novità, noi del resto (almeno gli artefici di nuthing) non siamo particolarmente attratti al "nuovo" quando coniugato al "trendy". Ma è pur vero che la percezione dell'elemento popolare o etnico nel corso della storia della musica non è affatto un elemento fisso. I confini, qui e ora, si ridisegnano in ogni pezzo. Aggiungo inoltre una distinzione sull'oggetto del riferimento al pop: il loop è un elemento molto più potente di altri, intacca in modo potente la percezione della forma, lavora in modo più diretto con la memoria a breve termine: il loop è un bel tartufo bianco. Autori che da molti vengono ancora intesi come unici "esponenti del genere contemporanea" (Boulez, Stockhausen...) hanno affrontato l'elemento della pulsazione regolare con generale rifiuto, spesso intendendolo come elemento "consolatorio" e quindi da rifuggire. Il fatto che Lang se ne appropri (per altro è un compositore bello maturo) è in qualche modo un gesto di coraggio e indice di indagine.

    Io, ad esempio, trovo molto più trendy l'uso acritico di aloni accordali pan-tonali o modali (o tonali... sei italiano, quindi conoscerai Allevi) che spesso vengono spacciati per novità (panna da cucina).

    RispondiElimina
  3. Ciao! Bellissimo, fantastico!! Qualcuno del mondo di fuori ci legge!! Concordo in parte con lei, Ranieri, e in buona parte no. La musica popolare é da dove tutto é nato e quindi non c'é novità. La cosa interessante viene però quando si guarda al mondo pop per rivitalizzare la scrittura, questo non avviene sempre e non in maniera così esplicita. Ci dica la sua risposta, sono curiosissimo!!

    RispondiElimina
  4. Ciao Andrea! Per caso hai la stessa impressione anche dai successivi filmati? Anche a me la lunga introduzione non affascina, ma ad esempio già dal secondo spezzone youtube il pezzo mi pare assuma una valenza monumentale che mi intriga molto. È vero che questi loop di Lang (tra l'altro in questo caso meta-loop, vista il valore teatrale di "disco incantato"), che devono tanto al minimalismo americano (anche in un certo uso della voce registrata), hanno aperto la strada a moltissima musica d'oggi. Tra l'altro trovo che rispetto a un certo pop (però non sono un esperto) questi loop, così come i citati predecessori, abbiano una valenza molto più radicale e meno cosmetica. L'idea mi sembra distruttiva, prima che costruttiva.

    RispondiElimina