tag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post6793404877165458813..comments2022-12-03T15:59:29.041+01:00Comments on /nu/thing: NewThingsDaniele Ghisihttp://www.blogger.com/profile/18250025243029954499noreply@blogger.comBlogger17125tag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-6190989460851264522012-06-07T18:07:52.608+02:002012-06-07T18:07:52.608+02:00l'antico dilemma forma e contenuto. sono d'...l'antico dilemma forma e contenuto. sono d'accordo con te. non credo però la cosa sia facilmente liquidabile con un'antinomia apparente; cioè non sono parole vuote, sono parole insufficienti perché sono solo due. trattasi di una storia lunga che un giorno merita sicuramente un bel post :)Carlo Cicerihttps://www.blogger.com/profile/05982837182412055684noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-53239209995805073232012-06-07T01:22:15.797+02:002012-06-07T01:22:15.797+02:00Ciao Carlo, la storia del "cosa" vs &quo...Ciao Carlo, la storia del "cosa" vs "come" è, per come la intendevo, l'eterna questione di "contenuto musicale” vs "sua realizzazione". Le due cose mi sembrano in una relazione di dipendenza reciproca piuttosto stretta. Proprio per ragioni anti-linguistiche, se vuoi: se per due scrittori che scrivono la stessa cosa con due prose differenti (una ampollosa e una puntuta) si riconosce un "cosa" di fondo uguale (grazie, più o meno, ai significati), musicalmente questa cosa non ha senso: "cosa" e "come" sono legati: nella prosa c'è contenuto. E' questo che intendevo. (Ovviamente questo può pure essere vero nella letteratura, sto solo semplificando per fare un esempio).<br />Poi, andando più in profondità, tutti questi termini ("cosa", "come") diventano in fondo parole vuote.Daniele Ghisihttps://www.blogger.com/profile/18250025243029954499noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-50167421525548436702012-06-03T22:49:14.790+02:002012-06-03T22:49:14.790+02:00Sono d'accordo che "radicalità" non ...Sono d'accordo che "radicalità" non è una parola molto sexy - l'avevo buttata lì quasi per gioco... però la tua obiezione, per cui un atteggiamento radicale si è già visto nella storia, non inficia il fatto che possa rientrare nei tratti distintivi della nostra generazione: almeno nella misura in cui vogliamo giocare al gioco che ho proposto, per cui mi chiedevo cosa ci distingue dalla generazione dei nostri insegnanti, non da tutte le generazioni precedenti.<br /><br />sul rapporto col computer, è sicuramente vero quello che dici. però, nonostante tutto, non mi sembra un dato strettamente musicale - piuttosto sociologico, al limite. però è sicuramente un punto importantissimo (con me sfondi una porta aperta, lo sai bene ;) ), e meriterebbe di essere approfondito...andrea agostinihttps://www.blogger.com/profile/05260745058057922240noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-58005399570500804562012-06-01T23:57:02.528+02:002012-06-01T23:57:02.528+02:00La cito e la faccio mia: "togliamo, togliamo,...La cito e la faccio mia: "togliamo, togliamo, togliamo, chiedendoci dov'è il senso e cercando di avvicinarci all'essenza della musica, ai suoi archetipi: e non c'è dubbio che preferiamo rischiare di restare completamente nudi piuttosto che scoprirci a stendere vernice colorata sul vuoto." Bravo Andrea!!!Eric Maestrihttps://www.blogger.com/profile/09415941254616942194noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-72365832659790453942012-06-01T23:48:47.763+02:002012-06-01T23:48:47.763+02:00Ciao. Non parlavo di musica in serie. Dicevo che, ...Ciao. Non parlavo di musica in serie. Dicevo che, come dice Carlo, sono passati dalle idee di un Romitelli al marketing dei suoi contenuti: da Index of metals a Art of Metal uno due e tre. Dalle stelle alle stalle...La cosa del "come" e del "cosa" era all'inizio della discussione perhé Daniele di diceva che non sono scorrelati. In effetti.Eric Maestrihttps://www.blogger.com/profile/09415941254616942194noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-78237732967758931112012-06-01T17:42:31.449+02:002012-06-01T17:42:31.449+02:00Sì, è vero; l'autodidattica è più una question...Sì, è vero; l'autodidattica è più una questione di quantità che di diverso atteggiamento storico. Una precisione su Marco (ciao!); non intendo fenomeno limitato l'influenza dei saturi, dico solo che il successo che hanno avuto a mio modo di vedere le cose ha origine in una certa cecità di chi non ha colto le stesse loro problematiche in moltissima musica del passato. cioè che è il loro tasso di "novità" (se ha senso parlare di ciò) ad essere limitato, sia nella poetica, sia nella realizzazione tecnica; a loro il merito di aver attualizzato una realizzazione attuale di alcune problematiche che però non sono necessariamente extra"colte", anzi, almeno così mi pare.<br />L'ultima cosa: perdonate, io non ho capito molto bene la storia del "come" vs "cosa"...qualcuno me la spiega un attimo...?<br />p.s. interessante la citazione di Dufourt.Carlo Cicerihttps://www.blogger.com/profile/05982837182412055684noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-54455414842854889562012-05-31T12:08:36.025+02:002012-05-31T12:08:36.025+02:00Comunque interessante il punto di Carlo sull'a...Comunque interessante il punto di Carlo sull'autodidattica. Interessante perché paradossale: nessuno di noi è, naturalmente, autodidatta, strictu sensu. E talvolta questo può essere in realtà un problema per tutti (qualcosa con cui dobbiamo confrontarci). "Tenere le orecchie aperte" sulle altre musiche è qualcosa che a mio avviso i buoni compositori hanno sempre fatto nella storia. Solo che oggi abbiamo molte più musiche, e molti più strumenti per accedervi! Quindi, ancora una volta, secondo me la novità non è (tanto) nell'approccio, ma nella quantità di roba e nella maniera (nuova) con cui interagiamo con essa.<br /><br />Per inciso, Eric: mi pare che la questione che sfiori è quella della musica in serie. Ne discutevo qualche tempo fa con Andrea Agostini, che mi portava il punto di vista interessante di Verrando. Se ho capito bene (ma vale la pena che Andrea scriva direttamente, perché rischio di travisare...) Verrando rivendicava nello stesso tempo il diritto, il valore e l'importanza di scrivere opere in serie - un po' come sostanzialmente ha fatto per un lungo periodo Mondrian.Daniele Ghisihttps://www.blogger.com/profile/18250025243029954499noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-15985510011459469532012-05-31T00:07:27.240+02:002012-05-31T00:07:27.240+02:00No, aspettate un attimo: io non ho "appiattit...No, aspettate un attimo: io non ho "appiattito" la differenza tra "cosa" e "come". Ho solo detto che le due cose sono legate. Non sono mica la stessa cosa! Però un'idea fortissima (ad esempio: l'universo di Sciarrino: il "cosa") si manifesta e si concretizza anche nel modo compositivo con cui si esprime (il "come"). Le due cose sono legate: cambi il "come", e anche il "cosa" non è più lo stesso. Tutto qui: non sono la stessa cosa, ma sono in relazione forte.Daniele Ghisihttps://www.blogger.com/profile/18250025243029954499noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-61216181392228402182012-05-31T00:00:46.928+02:002012-05-31T00:00:46.928+02:00Ola. Chiaramente il post ha gerato molte nuove cos...Ola. Chiaramente il post ha gerato molte nuove cose. La cosa che mi tocca di più è la differenza tra "cosa" e "come" che Daniele ha appiattito. Per sono molto diversi, e bisogna avere il coraggio di dire qualcosa, e di avere qualcosa da dire, prima di pensare al come. I formzoli o meno sono questione personale, il problema nasce quando l'assenza o la presenza appare come vuota. Ma di questo tutti ce ne accorgiamo. Su Romitelli, beh, come dire: Romitelli= Index of Metals, Yann Robin= Art of Metal I, II, III. Come dire che Strasvinsky ha scritto la Sagra della primavera e siccome funzionava ha fatto sagre per tutte le stagioni. Io invece sono convito che sia utile, per noi e per il nostro mondo musicale di riferimento, di chiarire e dare ordine alle tematiche in gioco oggi tra di noi, e magari anche di essere un pò "radicali" senza virgolette. C'è bisogno di discutere e di animare il nostro mondo, e lo si può fare attraverso il discorso e il confronto netto su temi importanti, come quelli che ha elencato Andrea. I sarei per proseguire, senza fare manifesti, ma cercando di imporre un discorso e dei contenuti che ci risveglino. Di questo sento molto il bisogno. Quindi parliamo di linguaggio, di non linguaggio, di cose alte e difficili in musica, di cui non si parla per restare attaccati alla maniera circostanziata di dire che il pezzo è interessante, però... (tbc)Eric Maestrihttps://www.blogger.com/profile/09415941254616942194noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-1654852840046531412012-05-30T22:54:32.903+02:002012-05-30T22:54:32.903+02:00Musiche basse; in larga parte hai ragione, ma da q...Musiche basse; in larga parte hai ragione, ma da qualche tempo a questa parte mi sto ponendo una domanda: quelli che sbandierano riferimenti rock (o meglio dire "cool" etc. etc.) dove sono ora che hanno la possibilità di maneggiare produzioni da buone migliaglia di euro?risposta: nelle sale da concerto. Insomma... che tristezza, mi aspetto altro da loro, dico sul serio... sorprendetemi!togliamo i filtri, ci sto! ma allora preferisco pensare alla musica sopra i generi e godermi Schubert, i Radiohead o Mannarino senza vergognarmi di dire che ho passato anni sul suono Bachiano. Questo approccio nuovo non ha valore perché nuovo, altrimenti rischia di diventare l'anti-accademia = nuova accademia. Sulla "leggerezza" un po' ci sto, anche se sempre più sento di doverla coniugare con la "esattezza" (se non con la "consistenza"... da intuire); concordo pienamente sul non sentirsi depositari di una setta e per argomentare tale affermazione cito una frase recente di Dufourt: "L’esaltazione naïve dell’universo tecnologico ci sembra ormai più un oggetto di culto che non un progetto artistico. Lo stesso si può dire delle grandi sperimentazioni sul linguaggio, che amalgamano una poetica del distacco a riferimenti stilistici straniati. Il formalismo si indebolisce, il sincretismo si spegne. La musica non può, oggi, eludere l’urgenza di un nuovo confronto con il divenire storico, e in primo luogo, del proprio. "<br />Non siamo piccoli e non siamo nerd, siamo, come dici bene, guerrieri un po' meno pallosi, con il coltello in bocca e incerti e che scrivono qui perché in grado di controllare parte del proprio ego. Questo forse è il "noi" senza che con ciò si intenda questo luogo o chi scrive in nuthing, ma tutti quelli citati o che citeremo. Perché ci piacciono. TBC (come dice Eric)Marco Momihttps://www.blogger.com/profile/02316270093402675435noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-54740665047125858472012-05-30T22:54:15.944+02:002012-05-30T22:54:15.944+02:00Ciao a tutti, ciao Carlo! (autodidattica... molto ...Ciao a tutti, ciao Carlo! (autodidattica... molto interessante... da riprendere...). Faccio i complimenti ad Andrea per il post, conoscendolo immagino l'enorme sacrificio auto-imposto di prendere la scure in mano per riordinare alcuni spunti di post precedenti. A tal proposito ci tengo a ribadire una posizione personale ma credo del tutto condivisa tra gli "autori" del blog. Non ci interessa rendere questo spazio un contenitore per manifesti di sorta. Ci tengo a ribadirlo perché il post di Andrea è ampio e forse si tende a dimenticare la preziosa prefazione. Il gioco delle cose in comune è un gioco che a mio avviso serve a palesare l'opposto, la ricchezza della diversità nella musica autentica, del resto i brani da noi proposti non sono certo assimilabili tra loro se non forse da un fondo di genuino confronto con gli intimi e pubblici pungoli. In merito a questo la penso in direzione opposta a Daniele. Per me in musica il "come" si dice e il "cosa" si dice sono proprio scorrelati, anzi forse un bel punto è proprio questo... Nel continuare con le fastidiose puntualizzazioni-distinguo, non vorrei che alla parola "diretto" se ne collegasse un'altra: "brutale". Per me diretto significa anche disegnare l'incerto e l'interrogativo. I fronzoli: ok ci sto, a patto che non si confondano i suoni necessari con quelli decorativi: io non metto quasi più trilli, per me sono inutili, per altri sono necessari (per fortuna!!!); è una puntualizzazione che risiede nell' idea di semplificazione o meglio essenzialità (manifesta o no... vedere prossimo post sul brano di Stefano Bulfon), non confondiamola con impoverimento! a mio avviso per altro il gioco della ricerca dell'archetipo è ormai sempre più spesso un percorso vuoto... che per l'appunto porta ai fronzoli. Capitolo "suono brutale"... ok, avete già espresso pareri che condivido sui saturazionisti, non condivido però quello che dice Carlo sul fenomeno limitato... io trovo che dilaghino tra i più giovani, soprattutto in nord Europa. Mi sono sentito un grande cojone 2 anni fa nel palesare questa mia preoccupazione a Yann e Franck: "...ma sapete che vi scopiazzano???..." la risposta fu "...fanno bene...". Comunque non sono affatto d'accordo sul riconoscere loro una particolare dote autogenerativa, Romitelli non è un riferimento, è una fonte dalla quale hanno attinto senza tanti scrupoli, e mi interessa citare il Dufour di Saturne...1979!Con ciò li seguo con interesse, anche talvolta per forza di cose.Marco Momihttps://www.blogger.com/profile/02316270093402675435noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-27111340747427399662012-05-30T02:17:49.423+02:002012-05-30T02:17:49.423+02:00...."radicalità"...
non è un termine che......."radicalità"...<br />non è un termine che secondo me risulta appropriato per la nostra generazione, raramente ho ascoltato pezzi con un atteggiamento totalmente estraniante dal contesto contemporaneo (o quella famosa cazzata che ancora oggi molti si ostinano a chiamare "koiné" contemporanea...).<br />Non vedo pezzi radicali nella nostra generazione, e non venitemi a parlare dei distorsionisti perchè altrimenti consiglierei di rispolverare qualche disco di qualche decennio fa di qualche gruppo rock progressive, metal, acid e free jazz (compreso un certo Miles Davis), etc...etc...ma non voglio fare nessun elenco, solo l'invito ad ascoltare più attentamente l'evoluzione della storia della musica.<br /> <br />La maggior parte delle musiche che ancora oggi ascoltiamo (e scriviamo) si trascinano dietro un atteggiamento fortemente impregnato e filtrato che richiama troppo da vicino certe scelte adirezionali che sono state effettuate in precedenza da generazioni precedenti.<br /><br />E da questo punto di vista mi trovo piuttosto d'accordo con Carlo (che saluto) sul principio dell'autodidattica. <br />Chissà, forse sarà in un contesto similare, ovvero auto-annullandoci e auto-ricostruendosi che probabilmente troveremo una parte limpida e trasparente in noi stessi.Raffaele Grimaldihttps://www.blogger.com/profile/11144533009841608201noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-72146663087107807352012-05-29T19:35:06.945+02:002012-05-29T19:35:06.945+02:00Forse non concordo appieno nemmeno sul paragrafo s...Forse non concordo appieno nemmeno sul paragrafo saturista; devo dire che al di fuori dell'ambiente francese, il fenomeno non mi pare essere così decisivo. Io che mi ci sono accostato tardi, non ho trovato, a parte alcuni brani molto riusciti, degli argomenti così interessanti, specie sul piano teorico o tali da giustificare una corrente; mi sembra un po' un abile mossa di marketing. Perchè la saturazione non è un argomento così forte come le precedenti serialità e spettralità; sembra che si riferisca più all'accezione latina di satira, non in chiave comica, ma in quella che rimanda ad un potpourri di roba mischiata assieme. Cioè non mi è chiaro in questa corrente la consapevolezza, e quindi una produzione che la manifesti, di tutte le sfaccettature che la saturazione, intesa come fenomeno acustico, comporta: saturazione registrica (e allora penso a Ligeti e al primo Penderecki), saturazione spettrale (allora no mi sembra finora che la produzione di tale corrente abbia dato risposte significative in tal senso), saturazione fisica (allora qualsiasi produzione noise si è spinta molto oltre), saturazione figurale (allora Ferneyhough mi sembra più convincente), saturazione dello spazio performativo (allora molta musica "spazializzata", dai doppi cori veneziani fino ad Octophonie, in poi mi sembra più efficace), saturazione temporale (a voi trovare i numerosi precedenti). Proprio non arrivo a capire l'interesse, non per la musica prodotta (ripeto alcuni brani sono proprio riusciti) ma per l'etichetta.<br />La Newthig allora forse io la vedo principalmente nell'autodidattica che ci porta ad avere orecchie aperte, a trovare noi stessi per primi dei tools analitici adeguati, sia tecnici che sociali, nel rovesciamento conseguente delle priorità di approccio analitico e fenomenologico ad un brano o ad un repertorio. L'esplosione frammentata delle fonti, la possibilità di essere potenzialmente in condizione di sfamare ogni passione o semplice curiosità, l'essere messi di fronte all'insieme il più dettagliato possibile di conoscenze, la nostra conseguente reazione selettiva nei confronti di una mole enorme di stimoli, la digestione personale e il più consapevole possibile all'unico maestro di noi stessi, ovvero il nostro gusto. Lo stesso gusto che implicitamente regola un "noi" senza che al momento questo ci limiti in alcun modo.<br />Mi accorgo che non concordavo appieno su quasi niente, ma di fatto invece seguivo il tuo ragionamento dandoti molta ragione. <br />Forse è un gusto in comune, sotteso, prezioso.Carlo Cicerihttps://www.blogger.com/profile/05982837182412055684noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-86978789115701177982012-05-29T19:34:39.465+02:002012-05-29T19:34:39.465+02:00ciao Andrea, complimenti per post denso e accattiv...ciao Andrea, complimenti per post denso e accattivante e in qualche misura decisivo.<br />sono d'accordo nella difficoltà di trovare dei tratti comuni;quelli che scrivi sono sicuramente dei "punti di riferimento" molto accettabili in un'epoca dove il concetto stesso di esaustibilità è fuori luogo. <br />Sospendo il mio commento sulla ripetitività e il ritmo, argomenti troppo complessi per me al momento perché non mi sono molto chiare ancora le proprietà che sottendono a questi concetti.<br />Non concordo molto sulla leggerezza, forse sia perché troppo influenzato da lucide considerazioni calviniane, sia perché la leggerezza come tu la intendi in verità ha sempre albergato nella storia della musica, ma in qualche modo relegata in sede di studio e di trasmissione del sapere. Penso ad alcuni mottetti rinascimentali molto spiritosi, ai divertimenti barocchi, alle opere buffe, alle avventure ligetiane. Leggerezza come ironia, cioè come una manifestazione creativa fra le più ardue (Aristotele docet). <br />Forse non sono nemmeno d'accordo sull'essenzialità, concetto che mi giunge troppo viziato dalla soggettività, cioè che si basa su un a-priori che sembra vole fare esistere una essenzialità delle cose, una loro verità (ahimé adorniana...). C'è stato, è vero, Loos che diceva che "ornamento è delitto" ma sinceramente in musica, ed è molto che ci penso, io l'ornamento non so cosa sia. A meno che non vogliamo considerare gli ornamenti propriamente detti come reali ornamenti ad una essenzialità ad esempio della linea melodica, ma allora sarebbe negare che ad esempio i trilli, i groppi, le appoggiature etc non fanno parte integrante della musica, cosa che invece è assolutamente vera. Ed anzi è proprio grazie a loro che la retorica musicale espleta appieno il suo compito. Ma non credo ti riferissi a questo; ma allora non so cosa intendi per "fronzoli"...<br />Forse non concordo appieno neanche sulla consonanza, nel senso che credo che proprio il superamento di una nozione di intervallo sia alla base di un sentire contemporaneo (sempre declinato attraverso un "noi" che sì, assolutamente andrà approfondito, ma che in qualche modo ora e qui si sta volenti o nolenti un poco definendo). Detto questo è vero che intervalli hanno un retrogusto di storicizzazione, eppure è bizzarro come il repertorio vasto, come ad esempio quello medievale (generalizzando un po'..), ma anche molti repertori extra-europei-colti-scritti, ci ponga di fronte a fenomeni per me scioccanti dove esistono canoni improvvisati alla seconda minore e tritoni. Interpreto quella che tu individui come consonanza come una reazione nostra di (ex)studenti di composizioni (e non sempre di composizione) calati in un contesto didattico particolare, cresciuti ben-temperati anche quando non avremmo dovuto, schiavizzati da una dozzina di note che in verità sono molte di più, o talvolta anche meno, ma intonate molto diversamente.Carlo Cicerihttps://www.blogger.com/profile/05982837182412055684noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-88972960432249773282012-05-29T19:23:20.890+02:002012-05-29T19:23:20.890+02:00Aspettate un attimo: non sono d'accordo. "...Aspettate un attimo: non sono d'accordo. "Radicalità" è un termine che non caratterizza in particolare la nostra generazione. Anche certi nostri "nonni" sono radicali: Cage non era radicale? Stockhausen? Perfino Boulez, per certi versi? (E andando più indietro: Beethoven non era radicale? Però certo è più un caso isolato, più che una generazione. Ovviamente si può ancora risalire.) Riguardo al dire qualcosa in maniera diretta, solo un appunto: in musica il "cosa" si dice e il "come" si dice non sono poi così scorrelati. <br /><br />Un aspetto che invece aggiungerei, e che secondo me manca nella lista, è l'approccio all'informatica: bene o male tutti noi usiamo il computer per vari scopi musicali (in modi molto diversi, ma con una base di conoscenze comuni): dal fare un veloce editing della registrazione di un nostro pezzo, al lavorare i suoni elettronici, al trascrivere (o scrivere) i nostri pezzi in un programma di notazione, all'utilizzo della composizione assistita... Per la maggior parte dei nostri "padri", buona parte di questo era arabo, o quasi. In più l'informatica e la rete hanno cambiato molte cose, tra cui la maniera di fruire la musica (youtube, soundcloud...), e la maniera di parlare della musica (/nu/thing ne è un esempio!).Daniele Ghisihttps://www.blogger.com/profile/18250025243029954499noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-48716102257300041512012-05-29T18:55:18.939+02:002012-05-29T18:55:18.939+02:00giusto, e molto interessante. il paragrafo potrebb...giusto, e molto interessante. il paragrafo potrebbe chiamarsi "radicalità"...andrea agostinihttps://www.blogger.com/profile/05260745058057922240noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-85391153306584484022012-05-29T18:43:38.032+02:002012-05-29T18:43:38.032+02:00Comincio. Sono d'accordo su tutto. Però avrei ...Comincio. Sono d'accordo su tutto. Però avrei una cosa da aggiungere importante, che ci accumuna con le musiche basse, dal mio punto di vista. Il volere dire qualcosa cercando di farlo in maniera diretta. Come capita negli esempi che fai. Il grosso gap è quello con il post spettralismo e donatonismo degli anni 90 che ci ha portato su lidi neoclassici (Lindberg per esempio o Saariaho). Forse risentiamo il bisogno di spingere il discorso verso un limite per vedere che cosa succede, e per farlo dobbiamo chiarirci su che cosa dire, per potere supportare le scelte estetiche di cui ci facciamo carico.Eric Maestrihttps://www.blogger.com/profile/09415941254616942194noreply@blogger.com