tag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post1033844242162861637..comments2022-12-03T15:59:29.041+01:00Comments on /nu/thing: TexturesDaniele Ghisihttp://www.blogger.com/profile/18250025243029954499noreply@blogger.comBlogger23125tag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-72312663476159340752012-05-22T19:54:18.660+02:002012-05-22T19:54:18.660+02:00seconda strada; quella entropica.
torno agli intro...seconda strada; quella entropica.<br />torno agli introiti del '600, alla ridondanza anche improvvisativa che serviva per "fare pubblico" (un aspetto non secondario di quella che stiamo chiamando texture: la funzionalità, spesso sottesa, sempre in ambito "non colto"). Le tecnice compositive possono coincidere, cioè possiamo avere canoni, prolazioni, simulazioni di delay, tutte tecniche che sviluppano il tema della ridondanza come fattore costitutivo; é chiaro d'altra parte che si possa avere texture senza una tecnica precisa. Curioso notare come procedimenti ferneyhoughiani siano riconducibili a tecniche di prolazione, canoniche, solo con ritmi e metri complessi e con note sbagliate :)<br />Cito Ferneyhough non perché sia compositore di texture entropiche; forse le sue prime cose si avvicinavano di più, ma il suo pensiero è sempre stato contrappuntistico, cioè tendente alla valorizzazione delle parti e non mirato ad un effetto di amalgama. Per cui all'ascolto se un primo tempo la sensazione è di percezione indistintadi una serie di forze, poco a poco il cervello seziona e sezionando attribuisce delle funzioni retoriche, formali etc. Per cui a questo punto la texture come l'abbiamo intesa non si ha più. RImane il dubbio che trasportando una qualsiasi sua opera 2 ottave sopra non si abbia una musica meravigliosa e molto più interessante, ma questa è una provocazione.<br />Alcune produzione di quelli che chiamate saturisti mi sembrano andare in una giusta direzione. Premetto che la qualità dei compositori è molto diversa, e anche la produzione. E che inoltre il termine saturismo per quanto bello è stupido appunto perché la saturazione è argomento musicale dalla notte dei tempi. Ma mi sembra non infruttuoso fare un parallelo tra ad esempio In Vivo di Cendo e Venereology di Merzbow, oppure Metal Music Machine di Lou Reed o brani del genere: l'intento direi scientifico di indagare senza compromessi la parte del registro più instabilie, quella acuta, e con modaliatà esecutive miranti proprio ad una produzione molto "sporca" con parole semplici ha come conseguenza proprio la stessa indefinitezza, al stessa impossibilità e non necessità di segmentazione, lo stesso effetto di apriori temporale degli esempi di texture della "prima specie". <br />Ecco, mi sembra le differenze e le similitudini siano un po' queste.Carlo Cicerihttps://www.blogger.com/profile/05982837182412055684noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-48702976254348001822012-05-22T19:33:29.166+02:002012-05-22T19:33:29.166+02:00ciao Daniele; è un piacere!
Allora spezzo il disco...ciao Daniele; è un piacere!<br />Allora spezzo il discorso in 2 perché il blog non vuole, giustamente, fiumi di parole.<br />Vedo nella storia della musica 2 strade principali di quella che stiamo chiamando texture; la prima ha come principio quello della fusione, ovvero massima omogeneità timbrica, controllo (più o meno consapevole) di una costante energia spettrale, scrittura di ogni adsr strumentale tesa ad annullare il transitorio. I canoni ligetiani sono un esempio, ma anche lo Spem in Alium è così, laddove i transitori delle consonanti passano in secondo piano rispetto al gioco imitativo ridondante. La texture in questo caso ed in generale per me è una conseguenza comunque a più tecniche di scrittura (come è il caso del canone ligetiano, delle prolazioni rinascimentali, fino ad arrivare per provocazione al rumore bianco in cui infinite sinusoidi di infinite frequenze rimangono costanti in un tempo infinito). In questa ottica, come anche in quella relativa alla strada entropica" il tempo, o la percezione del tempo, viene messo in secondo piano. Se vogliamo possiamo dire che la trance di cui si parlava è sempre una sospensione del tempo, sia percepito, oggettivo, cronometrico, vissuto, o atteso (categoria importante musicale, ma del quale si sa ancora quasi nulla), Direi che in questo caso, è possibile che la durata di questa texture permetta, per chi lo vuole, un'analisi all'ascolto in diretta di molte proprietà musicali del pezzo.<br />Altri esempio di texture di questo tipo che mi vengono in mente al volo sono le prime cose di Penderecki, ma anche un certo tipo di drone-metal, quello meno "distorto", dove per distorsione intendo proprio la componente di aumento dell'instabilità spettrale che fa sì che che sia propria forse più alla seconda categoria che non alla prima. drone-metal light, per così dire; alcuni Biosphere e simili gruppi con leggere derive ambient. Ma gli esempi sono molti di più.Carlo Cicerihttps://www.blogger.com/profile/05982837182412055684noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-27562322164697793132012-05-22T17:43:12.890+02:002012-05-22T17:43:12.890+02:00Ciao Carlo! E benvenuto a bordo! :)
Ho bisogno di ...Ciao Carlo! E benvenuto a bordo! :)<br />Ho bisogno di rileggere un paio volte quello che hai scritto, prima di fare commenti che abbiano un minimo di senso. Ma intanto ero curioso riguardo a una cosa che non credo di aver capito benissimo: che cosa intendi precisamente riguardo alle due strade (fusione vs. entropia)? Mi faresti qualche esempio?Daniele Ghisihttps://www.blogger.com/profile/18250025243029954499noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-38925304576063922192012-05-22T16:58:15.624+02:002012-05-22T16:58:15.624+02:00Dire dunque, parlando in maniera attuale: vedo due...Dire dunque, parlando in maniera attuale: vedo due strade: l'una che sposa la causa della fusione, costanza dell'energia spettrale, costanza dei picchi adsr etc, l'altra che invece punta tutto sulla distillazione degli elementi "imprendibili" delle componenti sonore, ovvero la strada che studia la velocità e le proprietà entropiche degli agglomerati.<br />Alcune sono "piene" altre "vuote", ma condividono una serie di proprietà ed il risultato non è detto che sia così lontano.<br />è chiaro che per fare in modo che queste proprietà è necessario un tempo, ahimé/fortunatamente difficilmente quantificabile a dispetto di molti studi fenomenologici. Sicuramente una nozione di tempo oggettivo aiuta, ma mi sembra sia una nozione che in musica ha avuto delle ripercussioni compositive solo in tempi recenti. <br />Questo intendendo il tempo oggettivo come tempo cronometrico, ma lì ho serissimi dubbi e non è questo il luogo.<br />e d'altra parte esistono molte tipologie di tempo, per cui sarebbe lunga...<br />Direi che il caso di Hollger è un caso di omogeneità timbrica locale, più che un esempio di texture; lasciando da parte la nozione temporale, che è spinosa, mi pare l'esempio metta in luce come una delle proprietà di una texture sia una polivocalità che permetta, riprendendo le parole di Andrea, una trama e un ordito.<br />Ma forse allora la texture è un problema anche quantitativo ; e allora come dire quale sia la soglia minima, o la massima?<br />E dunque, circa la domanda 1) di Andrea, come porsi di fronte alla questione della temporalità in rapporto al grado di lavorazione di un oggetto musicale come una questione non soggettiva?; per assurdo potrei stancarmi immediatamente anche di un suono molto lavorato o innamorarmi per delle ore di una sinusoide, come accenna al punto 2); ancora una volta il contesto come ineludibile parametro analitico.<br />Tutto questo per dire sconclusionatamente, che secondo me la texture, intesa come entità concettualizzabile, non esiste, ma è sempre una semplificazione di un fenomeno complesso multiparametrico che, finché non si delimitano cause ed effetti, rimane sempre un po' liquido anche se molto stimolante.Carlo Cicerihttps://www.blogger.com/profile/05982837182412055684noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-54249476914614011472012-05-22T16:49:02.031+02:002012-05-22T16:49:02.031+02:00Arrivo tardi alla discussione e al blog, che appre...Arrivo tardi alla discussione e al blog, che apprezzo moltissimo.<br />Allora incuriosito, dico la mia in maniera sconclusionata e sconclusionante.<br />Evito il tema fertile della pittura; il cervello ragione diversamente se sente o se vede, e dipende anche da cosa vede e cosa sente, per cui i paragoni anche se hanno scopo esemplificativo, confesso che a me creano confusione (c'è un interessante libro su questo di S. Zeki "La visione dall'interno").<br />Chiaro che il tema della texture-trance ammicca l'attenzione; penso già agli introiti delle messe del '600, o al polifonismo di Tallis, o al qui habitat etc.<br />O molto prima, ad esempio i riti di iniziazione accompagnati dai cimbali e sistri antichi che, opportunamente amplificati dalle cavità della terra e opportunamente suonati a ritmi costanti e molto forti, creavano quindi una texture in cui la trance poteva iniziare.<br />non così lontani dalle esperienze di Merzbow, solo con mezzi differenti. <br />Texture anche i primi 30 secondi degli Altenberg Lieder di Berg (fra l'altro con interessanti in questo senso richiami orchestrativi extra-occidentali...)? i primi dubbi...<br />Texture e trance; cioè trance come conseguenza di una particolare texture; d'altra parte la trance si può ottenere in molti modi.<br />Ad esempio mi chiederei se una sostanza psicotropa è un fatto musicale; così come la caverna greca, o una sala da concerto; il contesto è musica; direi di sì.<br />Certamente la ripetizione gioca un ruolo decisivo; non solo nelle texture, ma in genere (come ad esempio nei melismi alleluiatici); fermandoci alla texture, direi non la ripetizione, ma la ridondanza., cioè quell'insieme di tecniche amplificatorie che tengono ad annegare ogni voce in un suono amalgamato il più possibile.<br />Vi sono vari tipi di ridondanza, cioè la ridondanza si può scrivere in molti modi, tecnicamente. ma non è questo il punto.Carlo Cicerihttps://www.blogger.com/profile/05982837182412055684noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-38382575107942920622012-04-18T12:46:11.704+02:002012-04-18T12:46:11.704+02:00Secondo me i suoni sono spettralmente delle textur...Secondo me i suoni sono spettralmente delle texture, temporalmente non proprio, perché sono scolpiti nel tempo. Forse il discrimine è proprio quello, cioè la temporalità. ....To think about..Andrea Sartohttps://www.blogger.com/profile/12486030723752188089noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-13390748145229403962012-04-15T13:30:35.097+02:002012-04-15T13:30:35.097+02:00Tra l'altro, e non so perché me ne rendo conto...Tra l'altro, e non so perché me ne rendo conto solo ora, secondo nell'esempio di Holliger non mi pare di vedere texture. I multifonici sono sempre tenuti per troppo poco tempo perché io inizi ad avere quella sensazione...Daniele Ghisihttps://www.blogger.com/profile/18250025243029954499noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-47050191381432448022012-04-12T15:41:50.898+02:002012-04-12T15:41:50.898+02:00Con le dovute proporzioni, se vuoi sì. :)
Poi cert...Con le dovute proporzioni, se vuoi sì. :)<br />Poi certo, categorizzare un procedimento per fortuna non esaurisce la sua poetica. Ma forse certi procedimenti sono essi stessi, in un certo qual modo, una prima scelta poetica (e altri meno).Daniele Ghisihttps://www.blogger.com/profile/18250025243029954499noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-35536168203690229682012-04-12T15:19:53.691+02:002012-04-12T15:19:53.691+02:00Va bene, sono d'accordo. Però è un pò come dir...Va bene, sono d'accordo. Però è un pò come dire che il cuore del concerto in sol di Ravel è un procedimento politonale.Eric Maestrihttps://www.blogger.com/profile/09415941254616942194noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-35004877597424249182012-04-12T12:14:17.326+02:002012-04-12T12:14:17.326+02:00@eric
Non ho mai tessuto le lodi della texture com...@eric<br />Non ho mai tessuto le lodi della texture come elemento artistico autonomo, ma è interessante vederla come parte di in una poetica. E il cuore de quadro di Tobey resta per me è un procedimento tessiturale.Daniele Ghisihttps://www.blogger.com/profile/18250025243029954499noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-37114111258648826572012-04-12T02:38:29.462+02:002012-04-12T02:38:29.462+02:00Non vedo una texture in Tobey, vedo un quadro.Non vedo una texture in Tobey, vedo un quadro.Eric Maestrihttps://www.blogger.com/profile/09415941254616942194noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-53242648184896229202012-04-11T10:05:45.730+02:002012-04-11T10:05:45.730+02:00La texture in sé è nuda, così come l'intervall...La texture in sé è nuda, così come l'intervallo di quarta. Il problema è se nei pezzi fatti con texture il compositore vuole intervenire in senso scultoreo, e i due esempi estremi sono Holliger e Radigue; nel primo le forme cambiano nel tempo cronometrico. Nel secondo si scolpisce pochissimo in un tempo lungo. Un altro atteggiamento è quello del compositore che prende un rumore bianco e lo manda a un altoparlante per un tempo equivalente alla durata del funzionamento dell'altoparlante stesso prima che il suo cono si frigga (qualche anno?) - allora lì avrei qualche perplessità, e la musica lascierebbe lo spazio ad altro (ma cosa poi?). Il punto è se la scultura del suono implica o suggerisce un ascolto piuttosto di un altro. E quindi, cosa vuole dire che ciò che si ascolta è musica o invece un surrogato. Dunque Eric direi che il tutto sta nella composizione (altro vastissimo campo di discussione, su cosa vuol dir comporre). Secondo me il discorso sulle texture non è fuori musica, ma può benissimo starci a cavallo. Sicuramente è problematico. :)Andrea Sartohttps://www.blogger.com/profile/12486030723752188089noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-43758436196440883832012-04-11T00:22:06.329+02:002012-04-11T00:22:06.329+02:00@eric
Sono in completo disaccordo, perché penso al...@eric<br />Sono in completo disaccordo, perché penso alla texture come qualcosa che parla oltre a farsi guardare. Ad esempio, secondo me il nucleo centrale di <a href="http://upload.wikimedia.org/wikipedia/en/2/20/%27Canticle%27%2C_casein_on_paper_by_Mark_Tobey%2C_1954.jpg" rel="nofollow">questo</a> dipinto di Tobey è tessiturale, ma parla eccome.<br />Però forse siamo in disaccordo su che cosa intendiamo come texture.Daniele Ghisihttps://www.blogger.com/profile/18250025243029954499noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-1452634582336508772012-04-10T23:27:12.729+02:002012-04-10T23:27:12.729+02:00Ciao. Mi interessa il libro che citi. Tutto il dis...Ciao. Mi interessa il libro che citi. Tutto il discorso sulla texture mi sembra però un discorso fuori musica. Nel senso che la texture in se non mi interessa, può farlo se diventa musica. Ma allora non mi interessa più perchè cerco di ascoltare la musica, che è cosa più complessa di una morfologia. Che ne so. La texture mi sembra il panorama dietro la gioconda, una cosa che non parla e che si fa guardare, come una bella bambolina. Ma che in fondo non dice nulla. Non saprei. La questione della texture può avere sviluppi percettologici e fenomenologici sul fatto sonoro in sè. Ma poi? (tbc)Eric Maestrihttps://www.blogger.com/profile/09415941254616942194noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-48887537641824217942012-04-09T12:52:30.409+02:002012-04-09T12:52:30.409+02:00@Daniele e a tutti.
Che cosa è il tempo? "Se ...@Daniele e a tutti.<br />Che cosa è il tempo? "Se me lo domandi non so rispondere, se non me lo chiedi so cos'è". Sant'Agostino rispondeva così. :) Ad ogni modo le trasmissioni elettrochimiche sinaptiche viaggiano a velocità inferiori credo - e comunque gli elettroni sono abituati a viaggiare con v=C :). Oppure forse il tempo e la sua percezione sono la stessa cosa. La musica forse canalizza i cammini temporali individuali secondo un passo comune - oppure no - e quando ascoltiamo dimentichiamo il tempo assoluto e ci sintonizziamo su quello percepito - e guidato - dalla forma dei suoni che udiamo. C'è uno studio del sociologo Alfred Schutz sulla fenomenologia della percezione musicale che ho trovato molto interessante consultare; sta nella pubblicazione "Frammenti di fenomenologia della musica", a cura di N. Pedone. Ad ogni buon conto, tempus fugit. ;)Andrea Sartohttps://www.blogger.com/profile/12486030723752188089noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-7131520167856099112012-04-05T08:50:19.436+02:002012-04-05T08:50:19.436+02:00Forse sono stato troppo riduttivo, focalizzandomi ...Forse sono stato troppo riduttivo, focalizzandomi solo sul rumore bianco, e su alcuni tentativi di rappresentarlo anche con gli strumenti classici, non elettronici. Ma mi viene da pensare che certe esperienze abbiano voluto cercare di rappresentare quanti più suoni contemporaneamente. In questo senso io sto leggendo (ora) una texture, cioè come sottrazione: scelgo io i fili con cui costruire la mia trama, e così scelgo i miei suoni. Potrei usarli tutti (cosa quasi impossibile da fare), oppure ne uso solo alcuni.Paride Galeonehttps://www.blogger.com/profile/14537822466252667972noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-90787626113949576882012-04-05T03:14:43.852+02:002012-04-05T03:14:43.852+02:00@Paride
Personalmente non leggo la texture "p...@Paride<br />Personalmente non leggo la texture "per sottrazione da qualcosa" (ma probabilmente ho frainteso il tuo punto riguardo al nesso tra texture e pangea sonora: nel qual caso, me lo chiarificheresti?). Quanto alla dinamicità, pensandoci bene, tutte le texture che considero come tali hanno una componente dinamica fortissima. Quelle che non ce l'hanno sono fasce, ma questo per me è un'altra cosa.<br /><br />@Eric, @Andrea<br />La questione ci riporta alla domanda delle domande: che cosa è il tempo?<br />Andrea, citavi la relatività generale: è un modello che comprende una nozione di tempo, ma resta un modello, per quanto affascinante. Un modello che si incolla bene, certo, con la realtà: è ormai un dato di fatto che il tempo (qualsiasi cosa sia) è, come lo spazio, una "lunghezza d'arco", che dipende dal "cammino" dei singoli osservatori. Quindi certo, il tempo assoluto è una convenzione, epperò è una convenzione che funziona. E tutto sommato trovo che le differenze relativistiche tra i nostri tempi nell'ascolto di un brano siano totalmente irrilevanti. Però, riflettendoci, rilevante è la dipendenza dalla "velocità" con cui il nostro cervello "processa" i dati sensoriali che gli arrivano. Per cui un'ora di noia è un'eternità e un'ora di azione passa in un baleno. Ebbene, questo processare non presuppone forse passaggi neuronali a velocità che renderebbero invece interessante un approccio relativistico? Ma, a quanto ne so, la relatività generale non può funzionare nell'infinitamente piccolo; magari in futuro una teoria del tutto ci darà un nuovo modello di tempo, che spiegherà la nostra percezione dello scorrere.<br />O ancora forse sto mischiando due cose: il tempo e la percezione del tempo. Che potrebbero pure essere la stessa cosa (anzi, se interpreto bene la tua idea di non-esistenza del tempo, per te, Eric, lo sono). Ma io mi illudo ancora per un poco che non lo siano.Daniele Ghisihttps://www.blogger.com/profile/18250025243029954499noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-87951220032928178502012-04-04T21:29:37.008+02:002012-04-04T21:29:37.008+02:00Ho l'impressione di sbagliare, ma mi pare di a...Ho l'impressione di sbagliare, ma mi pare di avvertire, in questa idea della texture, come una rottura di un equilibrio ricercato nel corso dei secoli, oppure come una storia dell'evoluzione del suono.<br /><br />Mi spiego: il grado di saturazione era molto basso nel medioevo, per poi crescere ed arrivare nel '900 a sonorità sempre più dilatate. Forse potrei fare un esempio banale, ma penso al famoso accord di terze di Mahler (a proposito, è una texture anche questa? filtrata, magari?). <br />Ebbene, il '900 ha raggiunto una saturazione sempre maggiore, tanto che si è arrivati al concetto di rumore bianco, per indicare un evento acustico in cui sono comprese tutte le frequenze (a mio parere, però, questa è una illusione: in ogni caso c'è sempre un limite a questo, dovuto alle tecnologie, agli strumenti e al nostro grado di percepire i suoni).<br />Insomma, abbiamo ricercato e quasi ottenuto, in questi secoli di ricerca musicale (voluta o non voluta), una sorta di "pangea" sonora in cui c'è tutto: dal semitono alla tonalità, tutto è lì dentro, sta al compositore estrarre (filtrare) i suoni.<br /><br />Devo ammettere che la texture come oggetto in movimento è una novità anche per me: si ha un'idea della texture come oggetto immobile, statico, forse talvolta più adatto a fungere da sfondo, da commento, che non a divenire soggetto in grado di evolvere e ad essere elaborato.Paride Galeonehttps://www.blogger.com/profile/14537822466252667972noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-63949483876986683332012-04-04T17:08:21.304+02:002012-04-04T17:08:21.304+02:00@tutti
la questione della textue in questo senso n...@tutti<br />la questione della textue in questo senso non l'avevo mai considerata. Il la prendevo sempre come una morfologia stabile e immobile (Ligeti alla grossa). Invece come la tratta AndreaS mi pare che metta in risalto la velocità interna al suono, o la componente temporale neutra del suono. Insomma il mattone su cui si compone, la base del timbro. Questa velocita, o essenza per me, del suono. C'è un idea di visione del suono, di focalizzazione sulla radice stessa della sonorità. <br />Il tempo assoluto non è tanto un invenzione mirabolante per me. Si tratta di una convenzione. E l'uomo che organizza in griglie per semplificarsi la vita. Per questo in qualche modo il tempo non esiste, percepiamo lo scorrere, il movimento e quindi il tempo. Per riallacciarmi a una questione in sospeso la musica è il massimo della fiction. é la costruzione totale che ha fatto credere a tutti di essere naturale. Fino a farci divenire il tempo talmente percepibile da cominciare a sentirlo naturale. é quella specie di contorsione a cui ci siamo abituati, per vedere, sempre, il mondo al contrario... (tbc)Eric Maestrihttps://www.blogger.com/profile/09415941254616942194noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-49597844644828418562012-04-04T13:01:18.728+02:002012-04-04T13:01:18.728+02:00@Daniele. Non so se riesco a rispondere alle tue d...@Daniele. Non so se riesco a rispondere alle tue domande, e probabilmente ne porrò delle altre. Ad ogni modo venendo al primo punto, cioè quello che tu chiami come "componente trip", credo che sia uno stato mentale che a volte può essere innescato dall'osservazione - in questo caso acustica, cioè all'ascolto - prolungato di un suono, ma è più probabile che tale esperienza sia favorita anche da altri fattori che conosciamo. Se non erro Romitelli ci ha lavorato parecchio. Ma che il "trip" si abbia o non si abbia, secondo me la percezione di un suono immoto - vale a dire senza alcuna variazione nel lungo periodo - collocata in una situazione volontaria di ascolto non guida l'ascoltatore verso un punto nel tempo. I meccanismi di anticipazione / delusione non entrano propriamente in gioco - oppure scivolano su altri piani, cosicché nulla ci si aspetta, nulla ci sconforta. Si tratta di un ascolto quasi "atarassico". Feldman ad esempio in qualche caso lo impone. Ricordo ad esempio di quando Franco (Venturini) studiò ed eseguì Palais de Mari di Morton Feldman, dicendo appunto che il pezzo - così come altre opere dello stesso autore - inducesse un sentimento di accettazione dell'oggetto musicale così com'era posto all'interno del flusso. E' chiaro che ciascun autore pone la questione diversamente, secondo le proprie caratteristiche. Ma mi chiedo - e ti chiedo - se ascoltassimo per un'ora il motore del frigorifero acceso, che razza di esperienza acustica vivremmo? (Raggelante....?). In fin dei conti è un suono tessiturale pure quello...<br />Passando invece alla domanda seguente, mi pare di capire che il tempo abbia una direzione privilegiata, che è quella dello scorrimento neutro, che va dal passato al futuro, una linea frecciata che noi occidentali tracceremmo sulla carta da sinistra verso destra, con un righello. Su questa base la musica scolpisce le sue forme, e la composizione diventa un'attività di distanziamento / riavvicinamento multivariata da quella stessa linea. Forse posso dire che il giocare sulla distanza fra il "tempo neutro universale" e quello che si scolpisce con le forme del suono è quello che si fa quando si scrive e si ascolta la musica. Ma qui chiedo l'aiuto di Eric: il tempo assoluto come categoria è un'invenzione mirabolante. Newton ci poggia la sua filosofia naturale e la sua scienza. Einstein e Minkowski l'hanno stravolta, perché il tempo è diventato un oggetto flessibile, sposato con lo spazio e con le relatività dei moti. Ma in fin dei conti il suono nell'aria si propaga cento milioni di volte più lentamente della luce per ogni secondo (di tempo neutro universale, ben inteso...), quindi gli ordini di grandezza sono molto diversi. <br />Non lo so proprio.. Come dici tu, il "come riusciamo a percepire" è un fattore molto importante. Forse è la musica stessa a suggerire l'attenzione che le dobbiamo o non dobbiamo dare, stante l'impegno volontario che ci mettiamo. Ma anche qui, la questione è apertissima!Andrea Sartohttps://www.blogger.com/profile/12486030723752188089noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-69816505660991268092012-04-02T23:29:16.734+02:002012-04-02T23:29:16.734+02:00Post profondo, denso.Post profondo, denso.Raffaele Grimaldihttps://www.blogger.com/profile/11144533009841608201noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-46771243793383016242012-04-02T20:27:50.044+02:002012-04-02T20:27:50.044+02:00Bel post, mi ha fatto porre molte domande e molti ...Bel post, mi ha fatto porre molte domande e molti dubbi. Ad esempio: quanto è importante la componente "trip" nell'ascolto di suoni tessiturali? In che senso un suono tessiturale fa perdere coscienza di una direzione privilegiata? O forse il suono tessiturale non fa altro che avallare e sostenere la direzione privilegiata per eccellenza (quella del tempo almeno, come più o meno lo riusciamo a percepire...), mentre la scrittura non tessiturale diventa quasi un lottare/scontrarsi/stagliarsi contro il tempo? Forse questo porterebbe a una definizione "estesa" di texture...Daniele Ghisihttps://www.blogger.com/profile/18250025243029954499noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5098680995580555027.post-29018213146022212162012-04-02T20:20:24.207+02:002012-04-02T20:20:24.207+02:00Bel post Sarto..ci sto riflettendo. (TBC)Bel post Sarto..ci sto riflettendo. (TBC)Eric Maestrihttps://www.blogger.com/profile/09415941254616942194noreply@blogger.com