lunedì 22 settembre 2014

Dmitri Kourliandski

Dmitri Kourliandski, classe 1976, è ad oggi uno degli esponenti di spicco della giovane e prolifica scuola russa contemporanea.
La sua musica, caratterizzata e idealizzata attraverso quello che è stato definito “catastrofismo tecnologico”, raccoglie l’eredità del movimento costruttivista di matrice russa degli anni ’20.
Quello che mi affascina della sua musica e del suo pensiero compositivo è il modo di immaginare gli strumentisti e i propri strumenti considerati come parti inscindibili di un unico corpo, potente e monolitico, spesso congegnato come meccanismo unitario dove farli suonare (o risuonare) ossessivamente in un incessante tutti orchestrale.
Secondo quest'ottica, etichettata come “oggettiva”, l’ascoltatore diviene intimo osservatore dell’opera, in quanto ogni azione o possibile evoluzione viene in qualche modo annullata dal continuo e incessante procedere della dimensione temporale e sonora. Tendenzialmente è come sei i suoi pezzi venissero azionati e spenti da un pulsante, e il brano assumesse le fattezze di un misterioso marchingegno da osservare, scoprire e scrutare nel più rigoroso silenzio.

martedì 2 settembre 2014

Valutatemi per quello che la musica dice

Il post di oggi è una sorta di proposta sotto forma di sfogo; è legato in particolare alla discussione che ho seguito sul web (per quanto possibile) sul "new conceptualism"; avviata a Darmstadt, potrebbe dare il via anche alle nostre latitudini a un dibattito più ampio, se ne saremo capaci. Parto dalla proposta della discussione (che potete trovare qui):

In recent years, the contemporary music scene has witnessed a resurgence of interest in conceptual music. Proponents of this work argue against the importance of musical material progress (Materialfortschritt) in favor of "a music of this-worldliness" (Musik der Diesseitigkeit), "a music of a content-aesthetical turn" (Musik einer gehalts-ästhetischen Wende), or "a music of the digital revolution" (Musik der digitalen Revolution). Conceptual approaches to composition challenge conventional notions of authorship, craft, content and prompt a reconsideration of the role of subjectivity, the value of virtuosity, the function of media, and the relationship of contemporary music to broader cultural fields such as economics, politics, or visual arts.
What are the implications of this conceptual preference? Where has it come from, where will it lead us, and why does it hold such sway and influence at this precise historical moment?
In this debate we hope to explore issues of authorship, content, and cultural connection from both conceptual and non-conceptual orientations.